sabato 30 giugno 2012

Riunione condominiale

Ore  18, asfalto bollente.
A debita distanza dal condominio, perchè non è pericolante, ma non si sa mai.

"Facciamo l'appello"
"Io mi vorrei lamentare del fatto che gli ingegneri della protezione civile sono arrivati con 2 ore di ritardo"
"Ma a voi interesserebbe fare un mutuo condominiale per la ristrutturazione?"
"E io cosa ci posso fare se gli ingegneri vi hanno fatto aspettare?"
"Tizio non c'è, è andato a fare un giro in bicicletta"
"Io col cavolo che ci sto a fare un mutuo condominiale. E' meglio che ognuno se lo faccia per proprio conto"
"Dobbiamo scegliere un ingegnere a cui affidare il progetto per i lavori"
"Secondo me se gli ingegneri sono arrivati in ritardo è colpa dell'amministratore di condominio"
"Perchè non affidiamo il progetto a quei due bravi ingegneri della protezione civile?"
"Voi siete d'accordo a chiedere anche un miglioramento del livello sismico della casa?"
"Noi, i due ingegneri della protezione civile no, che sono sempre in ritardo quelli"
"Ma Tizio quando torna? Perchè è andato via in bici durante la riunione?"
"Ma voi ci siete più saliti in casa dopo il 29?"
"Nominiamo l'Ing. X., come i nostri vicini"
"No, l'Ing. X. no. Che ha detto che la casa dei vicini non ha bisogno di miglioramento sismico."
"Io avevo sentito dire che la casa dei vicini sarebbe da radere al suolo"
"Ma qualcuno riesce a scoprire come si chiamavano quei due ingegneri della protezione civile? Io li assumerei di brutto"
"E se incaricassimo l'Ing. Y.?"
"Ma voi poi siete d'accordo a spendere più soldi per il miglioramento sismico?"
"Qualcuno è già stato in comune a presentare domande per i contributi per la sistemazione autonoma?"
"Ma ci saranno dei finanziamenti?"
"Noi dell'Ing. Y. abbiamo sentito parlare bene"
"Dai, vada per l'Ing. Y."
"Io il miglioramento sismico lo voglio a tutti i costi"
"Io solo se lo Stato me lo finanzia"
"Io voglio vendere casa."
"Io voglio rendere il condominio un bunker antiatomico"

La Terremomamma pensa che l'ultima proposta sia la più sensata di tutte.
E intanto si chiede SE, COME e IN QUANTO TEMPO si riuscirà a mettere d'accordo tutti i condomini a sposare la causa del bunker.

giovedì 28 giugno 2012

Perchè perchè (la domenica) mi lasci sempre sola per andare a vedere la partitaaaa

In realtà il Terremopapà non mi lascia (quasi) mai sola, e comunque non di domenica, e men che meno per andare a vedere la partita di pallone.

Però, stasera, me ne sto tutta sola a vagabondare su internet, perchè nel Bungalow la televisione non c'è.
E gioca l'Italia.
E quindi il Terremopapà è salito in casa, e sta davanti alla TV con suo suocero (il Terremononno, chevvelodicoaffà), mentre io riduco al minimo ogni rumore.  Respiro piano stile Albachiara e batto persino soavemente sui tasti (se qua e là manca qualche lettera capirete il perchè), assalita dal terrore di svegliare il Tortello e di dover applicare Estivill da sola.

Che mica sono capace! Qui finisce che me lo prendo nel lettone e vanifico settimane di applicazione del metodo.

Tortello non ti svegliare!  Tifosi esultate o imprecate soavemente, che qui nel Bungalow c'è una Terremomamma senza forza di volontà! ;-)

domenica 24 giugno 2012

Lessico del terremoto

1) "Inagibile":  dal latino agere, fare. DA-NON-FARE, letteralmente.
Non fare quello che vorresti e che ti risulterebbe naturale. Non andare in casa.
Inagibile è lo stabile in cui lavoravo.
Inagibile è la mia casa.
Lo hanno decretato ieri due gentili ingegneri (l'aggettivo è totalmente privo di ironia. Sotto il sole di mezzogiorno, di sabato, ci hanno illustrato l'origine del deficit della casa e i rimedi consigliati), che hanno anche aggiunto un monito di non serenissimo auspicio:
"Non pensiate che ci voglia poco tempo, e neanche di spendere pochi soldi".
Tempo, e soldi.
Le due variabili su cui ognuno soppesa il proprio avvenire domestico di terremotato, in questi giorni: quanto tempo ci vorrà, quanto ci costerà.
Inagibili sono gli edifici del centro in cui siamo cresciuti.
Parola mai pronunciata prima del 20 maggio 2012, e che adesso ricorre come un intercalare nei discorsi di tutti i tipi: da quelli da bar, alle discussioni familiari di economia domestica. Dalle riunioni del management aziendale, a quelle di condominio.
Insomma, è una parola diventata di gran moda.

2) "Prove di normalità": licenza poetica largamente utilizzata da tutti i telegiornali. Forse è un ossimoro, ma sono ampiamente fuori allenamento, il liceo è un lontano ricordo. Quindi non prendetelo troppo sul serio.
La normalità, a regola, non avrebbe bisogno di essere provata. Non è mica una messa in scena.
E' il suo contrario.
Noi, invece, la dobbiamo provare. Vedere come funziona, come si può fare.
Provare un giro in centro in una piazza transennata.
Provare lo shopping in un centro commerciale fatto di container.
Provare il rientro a casa, per chi ce l'ha "agibile", anche se fa paura, anche se la Commissione Grandi Rischi (per chi ha memoria) ci ha minacciati sul televideo nazionale. Tiè.
Provare un po' di normalità anche in bungalow perchè, dopo tutto, la Terremomamma, il Terremoparà e il Tortello sono una famiglia sia in uno spazioso appartamento, che in un Bungalow con tendine.
Sono sempre loro, e questa è la cosa più sorprendente.
Il TG ovviamente non lo dice, e io personalmente non ci avevo mai pensato, ascoltando gli speciali sul terremoto dell'Aquila, ma ognuno è più o meno sempre se stesso, anche in tempi di sisma: il Terremopapà resta un puntualizzatore, il Tortello si conferma un sisma in sè e per sè, e la Terremomamma dà l'ennesima prova di essere affetta da sindrome della disordinata cronica.

3) "Anti-sismico":  ovvero, anti-"tutto ciò che è relativo al sisma".
Anti-terremoto.
Parola di gran moda, anche questa.
Miraggio e speranza di tutti i terremotati.
Sembra che anche la nostra casa possa diventarlo, anche se, come abbiamo già visto al lemma 1), tempi e costi sono la nostra incognita.



P.S.:  la settimana è stata molto intensa. E il Tortello ha iniziato ad andare a letto un'ora dopo, il che ha tolto spazio ed energia vitale alla Terremomamma per scrivere il blog. Ma non sono sparita, qui si tiene botta.

mercoledì 20 giugno 2012

ventimaggio + 1

C'è sempre un prima e un dopo.
Anzi, ci sono tanti prima e tanti dopo, nella vita di tutte le persone.

Inevitabilmente, accadono cose, che si fissano come dei paletti sul nostro percorso.
Ad esempio, finire le superiori, o (ancora peggio) laurearsi: è la fine di un'era, non ci piove.
Oppure andarsene dalla casa dei propri genitori: poi non si torna indietro. E se anche si dovesse tornare a casa, niente sarebbe più come prima, dopo aver provato il frutto ambito dell'indipendenza.
Diventare mamma: non mi soffermo troppo su questo esempio, perchè ci sarebbero un'infinità di cose da dire. In breve, vi assicuro, niente può più essere come prima del fatidico - e agognato - attimo in cui non sei più un essere sudato e disperato che spinge con le poche forze rimaste, ma, finalmente, una mamma.
(piccola parentesi personale: ne vale la pena, giuro. Se però vi propongono l'epidurale, pensateci!)

Il 20 maggio è un paletto collettivo, che riguarda tutte le persone che abituano qui.
C'è la vita prima del 20 maggio, e quella dopo.
A dirla tutta, ci sarebbe anche un'altra data fatidica (forse di più), ed è il 29, ma oggi il terremoto festeggia un mese esatto di presenza nelle nostre vite, quindi concentriamoci sull'inizio.......

Prima del 20 maggio non avevo paura del terremoto. Perchè pensavo che qui non potesse manifestarsi con la sua minacciosa potenza.
Il 19 maggio, a Mirandola c'era la fiera.  Mi sembra un secolo fa.

Quei venti secondi alle 4 del mattino hanno interrotto la fiera, hanno minato tante certezze e hanno messo un punto-a-capo nelle nostre vite.

E' un mese che non dormo in casa mia, e ricordare la mia vita "di prima" mi da una nostalgia pungente, che parte dal fondo della gola. La deglutisco, perchè non voglio che salga agli occhi, perchè abbiamo (ho) pianto abbastanza, perchè una mamma deve anche essere forte, o almeno provarci un po'.

Teniamo botta!



lunedì 18 giugno 2012

Perchè scrivo un blog

Potrei enunciare una lunga serie di motivi validissimi.

Ad esempio, per dare una valvola di sfogo all'ingombrante turbinio di pensieri di una mente sconvolta dal terremoto.

Per raccontare una storia, di quelle che non si sentono al TG, e nemmeno a Porta A Porta.
Si pensa sempre alle grandi emozioni, al terrore puro dei 20 secondi del terremoto.
Alla cupa disperazione della prima notte.
Non di come si arreda un bungalow (ops, container) per renderlo meno triste (gente, è una regola di vita, fidatevi di me: due tende ed è subito casa! Prendete appunti!).
Non di come l'assenza dal nido ri-cuce il cordone ombelicale tra una mamma (Terremo-mamma, per la precisione) e il suo Tortello.


Potrei dire che scrivo un blog per (e qui tenetevi forte, che la sparo grossa) sensibilizzare l'opinione pubblica.
Per cercare di far sì che non si scordino di noi.

Sto andando alla grande eh?!?

E, invece, la vera-verità è che scrivo un blog, perchè è dal 20 maggio che mi tocca andare a letto alle 20.30, contemporaneamente al Tortello, senza televisione, e un diversivo bisognava pur trovarlo.

Una volta, quando non c'era la televisione, le coppie facevano venti o trenta figli.
Vabbè, diciamo dieci.

Oggi, invece, c'è internet, e una terremomamma può tranquillamente svagarsi attraverso un mommy-blog qualsiasi.  :-)

domenica 17 giugno 2012

Gli uomini sono tutti uguali

Sottotitolo: dieci ragazze per me.

Il programma della domenica ha previsto una breve gita fuoriporta per partecipare al battesimo di A, figlia di un'amica della Terremomamma.

Sotto la tenda adibita a chiesa, il Tortello ha riservato sguardi torvi a tutti i presenti, rigorosamente senza ricambiare nessun sorriso.

Poi, una graziosa dueenne gli si è avvicinata. Lui, immobile.
Lei si avvicina ancora.
Gli da un bacio.  E scappa.

Lui ci pensa un secondo, e poi la insegue.
Lei ovviamente non l'ha più considerato (si sa, le ragazze più grandi non se li filano, quelli più giovani), anche se lui ha cercato in ogni modo di molestarla ogni volta che lei è stata nel suo raggio d'azione.

Poco dopo, in posa per la foto ricordo, il Tortello era di fianco alla piccola A, e si sono guardati negli occhi.
Si sono sorrisi.
Mentre io già gli intimavo di non toccarla perchè è piccola e lui non ha grazia e "Tortello no Tortello ehi no Tortello pianoooo", lui ha appoggiato la testa sul pancino di lei, abbracciandola con una delicatezza mai vista prima, mentre lei sorrideva beata.

E l'ha rifatto. Per ben tre, e dico tre, volte.

Morale della favola: gli uomini sono tutti uguali. Molestano le ragazze ma, quando trovano il Vero Amore, gli spalancano il cuore.

Morale n. 2: il Vero Amore però per il momento sono IO, quindi il Tortello ha adoperato tutte le sue subdole arti per illudere la piccola A.
Gli uomini, quando vogliono, sono veramente dei grandissimi bastardi.  :-)

sabato 16 giugno 2012

Retorica, ce n'è per tutti.

"Una nuova scossa del 3.7 ha gettato nel panico gli abitanti delle zone colpite dal terremoto".
L'hanno detto alla TV nazionale, ad un TG.

NEL - PANICO.

Io capisco che ci sia bisogno di fare notizia, ma una notizia così è offensiva. NEL - PANICO.
Suggerirei di leggere sul dizionario cosa significa "panico".  In breve, diciamo "paura improvvisa e irrefrenabile".

Irrefrenabile. Per una scossa del 3.7.
Piuttosto, la scossa desta un po' di paura, getta nello sconforto, ma non tanto per la scossa in sè e per sè, quanto per il timore che si ripetano le esperienze (2) traumatizzanti di scosse più forti.

Una notizia così è retorica pura, è scoop a tutti i costi.
Potrebbero dirne tante, di cose intelligenti. E magari anche vere.
Tipo, parlare più approfonditamente di ricostruzione.
Di cosa stiamo facendo qui (tante cose, ognuno a modo suo. C'è chi affitta container a tutto spiano per metterci i dipendenti, c'è chi organizza il mercato del sabato, c'è chi apre l'estivo di una pizzeria, c'è chi fa barba e capelli in garage), e di cosa stanno facendo (?) a livello centrale, a Roma.


Mi rattrista ascoltare che tutto quello che hanno da dire è che qui usciamo pazzi per una scossetta di magnitudo 3.7.
E' ovvio che staremmo meglio con la terra ferma. Ma non ho sentito nessuno uscire di casa urlando o piangendo o in preda a una crisi isterica.

Mentre faccio per cliccare su "pubblica", mi sovviene che forse anche questo post è un filino retorico, però si vede che oggi butta così...

giovedì 14 giugno 2012

La marmellata ai tempi del terremoto

Lavorare, si lavora. Da casa.
Però non è come in ufficio, non ci sono i documenti, non squilla il telefono in continuazione, non ci sono i colleghi che un po' ti importunano, un po' solleticano il tuo senso del dovere anti-cazzeggio.
Qui ci sono troppe distrazioni. Incluso il Tortello.

E poi, casa...... Mica da casa PROPRIA.
Si lavora da un luogo affollato, pieno di consanguinei assortiti, rumorosi, terremotati.
Qui, a maggior ragione, le distrazioni pullulano.

Sembra vacanza, anche se non lo è.
Sembra di essere tornati indietro ai tempi dell'università, anzi no, delle superiori.
Senza compiti delle vacanze, però.
E con un figlio.

Non cucino più, se non qualche pappa a uso e consumo del Tortello. Non ho una lavatrice, non ho il mio ferro da stiro.
Inutile ostinarsi a pulire il Bungalow: innanzitutto è 6 metri x 2,3, e poi ha l'ingresso vista-orto, è una battaglia persa.
Ho già scritto che un po' lavoro, ma, appunto, "un po'".

Di conseguenza, oggi ho fatto la marmellata. Con mia nonna, e con il Fruttapec Cameo.
Perchè vabbè che siamo tornati alle origini e che siamo terremotati, ma è pur sempre il 2012.
Forse tre ore per far bollire la marmellata ce le avremmo avute, ma la tentazione dell'epoca contemporanea per una cottura di soli tre minuti..... è irresistibile.

mercoledì 13 giugno 2012

Estivill, il Bungalow e i traumi infantili

Premesso che dire di vivere in un container suona troppo deprimente e non è decisamente il caso di buttarsi ulteriormente giù di morale, abbiamo concordato di definire "Bungalow" la nostra ultima sistemazione (che naturalmente speriamo essere il più transitoria possibile).

Detto questo, già dai tempi della gravidanza mi ero accuratamente documentata sui più gettonati metodi pedagogici, il che include la famigerata tecnica Estivill.
Per i profani: si tratta di un metodo per far addormentare i bambini. In breve, li si mette a letto di brutto grugno, senza cullarli / coccolarli / prenderli a letto con sè.  Li si mette giù e amen.
Loro, ovviamente, strilleranno.  I genitori aspettano qualche minuto, li vanno a consolare un po', rigorosamente senza prenderli in braccio o similari, e poi se ne vanno di nuovo.  E così via finchè, stremati, i bambini non si addormenteranno.
Secondo Estivill, dopo una settimana di agonia, il piccolo demonio non piangerà più, e si addormenterà docilmente, finalmente domato e ridotto a diavoletto domestico.

Non ho mai pensato di applicare la tecnica di Estivill.
Okay, ci ho "pensato", come ipotesi puramente teorica, in attimi di materna frustrazione, ma mai con concretezza.  Solo come esercizio di fantasia.

Invece, mio marito ci ha pensato davvero.
E' lui il duro.  He's the Boss.

Orbene, persino il crudele Estivill consiglia di non iniziare il metodo in condizioni di stress, di cambiamento. Persino lui.

E invece, l'altra sera, mio marito ha stabilito che era giunto il momento di applicare Estivill, nel Bungalow.
Dopo aver cambiato almeno quattro letti nelle ultime tre settimane.
Dopo essersi allontanati dalla splendida cameretta ikea del Tortello e dagli adesivi della fattoria alle pareti.

Mi sembrava pura fantascienza. Gli ho detto: "Fai pure. Voglio proprio vedere."

E così, sfindando la sorte, i limiti del metodo e soprattutto lo scatenatissimo Tortello, il metodo è stato applicato.
E sta pure funzionando.

Così, mentre il Tortello si dimena per circa quattro minuti prima di piombare in un sonno beato, io posso, nell'ordine:
- struggermi di materno dolore
- sentirmi in colpa per questa atroce sofferenza che gli stiamo infliggendo
- adirarmi con mio marito per la sua ostinata risolutezza
- dare ultimatum a mio marito ("ancora 2 minuti e io lo prendo in braccio")
- infastidirmi per la rumorosa tenacia del Tortello
- sorprendermi per l'improvviso silenzio, quasi rammaricandomi che, in via del tutto eccezionale, per una volta aveva ragione mio marito.

martedì 12 giugno 2012

Eppur si muove

Si muove la terra. Ma non si muove solo in tondo, come ti hanno insegnato a scuola.
Inaspettatamente, si muove dall'alto verso il basso, trema.
Ti trema la terra sotto i piedi, metaforicamente e non.

Si muove anche la vita, però. Quasi ti dimentichi, che la terra su cui cammini, su cui dormi, che ti dà da mangiare, può anche sobbalzare, toglierti il sonno, metterti in ginocchio.
E a volte succede che lei trema ancora, per ricordartelo.
Anche se una volta non lo sapevi, non ci pensavi. Prima.
E adesso, invece, chi se lo scorda più...

Eppure, tra la terra e la vita, tutto sommato si muove di più la vita.
Si muove lontano da Mirandola, e si muove anche a Mirandola.

Finalmente, si muove anche il tuo Tortello personale, e inizia a camminare.
Barcolla - come tutti, ultimamente - , e si molla.

Zompetta soddisfatto, perchè a lui mica importa di tutto quello che passa per la testa a noi grandi.
E per un po' lo fa dimenticare anche a me, tutto quello che mi passa per la testa.


lunedì 11 giugno 2012

Ansia

E' leggere su televideo che la Commissione Grandi Rischi "prevede" una nuova forte scossa tra Finale Emilia e Ferrara.
E' cercare di non pensarci da quattro giorni, e non riuscirci. 
Perchè più ti ostini a rimuginare che non devi pensare a una cosa, e meno riesci a togliertela dalla testa.

E' andare a vedere casa tua, e chiederti se si riuscirà a metterla a posto. E a rinforzarla, perchè così non è che ti ispiri più molta fiducia.
Ed è anche chiederti cosa le accadrebbe, se ci fosse l'ennesima forte scossa predetta dalla Commissione Grandi Rischi.

E' aspettare che vengano i tecnici a vedere la casa, prima di poter iniziare i lavori.
E' scambiare sms sconsolati con i vicini di casa, nella speranza che qualcuno abbia notizie. 
E' la consapevolezza che i tecnici fanno il possibile, ma sono pochi, il tempo è poco. O forse è solo l'ansia che te lo fa credere.

E' valutare la possibilità di prendere un quartino di Xanax, ma poi decidere che è meglio non sedarsi, perchè se arriva una scossa è meglio avere i sensi all'erta.

Il fatto è che ognuno è fatto a modo suo, e l'ansia mi attanaglia da tutta la vita, figuriamoci adesso.
:-)

domenica 10 giugno 2012

Ferragosto

Il caldo c'è tutto.
Le strade deserte, pure.
Idem la gente abbronzata (a forza di star fuori...).
Macerie a parte, sembra Ferragosto.

sabato 9 giugno 2012

Home sweet Home

Sottotitolo: il Container delle Meraviglie.

Dopo una settimana di fuga al mare con il Tortello, siamo più o meno spontaneamente tornati a casa.
Ovvero, la decisione di tornare l'ho presa in piena libertà, ma è stata conciliata da una scossetta di terremoto avvertita a Ravenna.
Orbene, io dico: Terremoto, mi segui?
La prospettiva di una super-scossa al mare, tutta sola, lontana dal marito, e in una casa per niente anti-sismica (ormai riconosco alcune caratteristiche, il terremoto ti rende edotta su tante cose che prima eri ben lieta di ignorare) ha dato una marcia in più alla mia nostalgia di casa.

Inoltre, lo stesso giorno è inaspettatamente arrivata a destinazione la nostra nuova dimora: un pratico container 6 metri x 2,3, 2 finestre, 1 porta, 1 lavandino, 1 water e 1 doccia.
Dimenticavo: 2 reti, 1 materasso. Il secondo materasso è sparito, non si sa dove, ma non è stato difficile porvi rimedio, quindi non mi soffermo oltre.

La prospettiva di un rientro così in grande stile mi ha definitivamente persuasa, e siamo tornati.

Il container è sul retro di casa dei miei, che fisso con aria inquieta, chiedendomi: "e se la casa si apre in due e collassa sul container?".
Poi però mio marito mi riporta alla realtà. I mariti servono anche a questo (oltre che ad aprire i barattoli, conditio sine qua non per la riuscita di un matrimonio felice).

Abbiamo cucito le tende, perchè senza tende una casa non è una casa, e da 2 notti dormiamo in questa scatoletta che si arroventa sotto il sole, e che da mercoledì è la mia nuova casa.
Home, sweet home.

martedì 5 giugno 2012

C'era una volta il Nido

... che permetteva alle Mamme (che non erano ancora Terremomamme, ma Mamme e basta) di andare a lavorare.
E ci avevo iscritto mio figlio. Il mio piccolo tortello di mesi 6, che all'epoca non stava neanche seduto. Avevo pianto e mi ero sentita in colpa. Avvertivo l'incrollabile certezza che questo distacco di 4 ore avrebbe intaccato inesorabilmente il nostro rapporto.

Naturalmente non era successo.  In compenso, però, al Tortello il nido non piaceva per niente.  Incrollabile nel suo rifiuto, ha pianto e preteso attenzioni al 100% fino alla fine di aprile. Ovvero, per 8 lunghi mesi.
Poi, a maggio, è sbocciato come una fresca rosellina profumata.
Si è arreso.
Ha iniziato a giocare come gli altri, ridere come gli altri, è diventato uno studente-modello.

Ho vissuto 20 giorni di grandissimo orgoglio materno, prima del terremoto.

Adesso, invece, siamo insieme 24 ore su 24. 
Il cordone ombelicale è stato saldamento ricongiunto, e non posso neanche uscire dalla stanza senza essere inseguita al suono di "maemmma, maemmma, maemmma?".
Ricevo baci a centinaia, appiccicosi e maldestri,  carezze sgarbate  e  abbracci passionali, come solo un unenne in estasi amorosa sa fare.
A profusione.

E penso a settembre, non so nemmeno io se con apprensione ("come farà a ri-ambientarsi?"), nostalgia ("eeeh però è così bello stare insieme tutto il tempo, siamo così innamorati"), o terrore ("oddio, e se poi non riapre più?").   
Poi però non riesco troppo a sofferarmi, perchè mi distrae subito una vocetta:
"Maemmmma? Maemmma?" 

lunedì 4 giugno 2012

Mirandola

Sono nata a Mirandola, una trentina di anni fa. Tutti parlano di Mirandola, adesso, ma prima era un luogo sconosciuti ai più. Adesso tutti la vedono, devastata, adesso che non c'è più niente da vedere.
Non che fosse perfetta, prima.
Anzi.
Innanzitutto, non aveva un cinema multisala, e questa era la grave pecca di cui noi cittadini dibattevamo, soprattutto il weekend. Ne parlavano un sacco anche l'amministrazione comunale e ovviamente l'opposizione, e c'era anche una discreta polemica, fatta di frecciatine assortite pubblicate sul giornalino del comune.
Poi, in centro c'era poco assortimento di negozi di abbigliamento. Grande cruccio della popolazione femminile, al quale ovviamente mi associo.
Ma non solo: il mercato immobiliare era carissimo. Appartamenti che costavano come a Modena, pur trovandosi localizzati nella più modesta Mirandola.
Eppure, la gente li comprava.
Ne ho comprato uno pure io.

Perchè Mirandola era a misura d'uomo. Era ricca di posti di lavoro, era dinamica, aveva lunghi viali in cui andare in bicicletta. Aveva tre belle chiese, un castello ristrutturato di fresco, dei bar trendissimi dove prendere l'aperitivo.
Mirandola credeva in se stessa, e per il 2012 aveva organizzato fastose celebrazioni per il cinquantennale della nascita del distretto biomedicale.  Era quasi più famosa all'estero che in Italia, per questo settore produttivo. Ci lavoravo anch'io.
Per la precisione, ancora ci lavoro, anche se ora come ora sono in cassa integrazione... E spero che ci lavorerò anche in futuro.

Mirandola era un posto dove la vita non era poi così difficile, dove la crisi non aveva colpito. A Mirandola sono nata, a Mirandola ho trovato un lavoro prima ancora di finire l'Università.
A Mirandola mi sono sposata in una sontuosa chiesa barocca, e lì ho comprato un bell'appartamento nuovo, a due piani, che un po' è mio, un po' è della banca, e adesso un po' è nelle mani di Dio, visto che il terremoto l'ha reso inagibile.
A Mirandola abbiamo deciso di avere un figlio, che adesso ha 15 mesi, e che ancora non ha capito cosa significhi essere terremotati.