Ciao 2012,
che ci hai fatti tremare dentro e fuori.
Che ci hai fatto usare metafore mai immaginate prima (vedi sopra) sui moti del corpo e dell'anima.
Che ci hai insegnato a consultare il sito dell'ingv.
Che hai portato alla ribalta delle cronache il prete di Massa e il farmacista di Novi.
Che mi hai sfrattata di casa.
Che hai riempito di lutto queste feste di Natale, giusto per ricordarmi che una casa inagibile non è in realtà una tragedia poi così grande.
Sei stato un anno di morte, di paura, di distruzione e di rabbia.
Di voglia di ricominciare e di delusione, di conflitti e di campanilismo.
Di speranza e di amore.
Ciao all'anno in cui il Tortello ha mosso i primi passi, pronunciato le prime parole. In cui si è arrampicato per la prima volta su un tavolo.
In cui abbiamo festeggiato cacche nel vasino come fosse Capodanno (non ricordo se abbiamo mai fatto il trenino nell'impeto della gioia, devo chiedere a mio marito).
Cercherò di ricordarti per questo, anche se non sono sicura che sarà così.
Duemiladodici è una parola dal sapore amaro, odora di calcinacci.
Ci ricorda le sirene spiegate e l'angoscia delle notizie alla radio, ha un colore grigio di polvere, e rosso di mattoni. Nero di lutto.
Addio, 2012.
Grazie del buono che ci hai dato, dopotutto.
lunedì 31 dicembre 2012
domenica 28 ottobre 2012
Nido, bilanci e amore di mamma lavoratrice
Rapido bilancio dei primi 50 giorni di Nido:
- "amici" (= compagni di classe): 13
- tate: 3
- giorni di malattia: 5
- raffreddori: 3
- virus gastro-intestinali: 1
- uscite premature dal lavoro della Terremomamma per ripigliarsi un Tortello indisposto: 1
- virus attaccati alla Terremomamma: 1
- percentuale di lunedì mattina in cui il Tortello ha pianto nel salutare la mamma: 100%
- percentuale di venerdì mattina in cui il Tortello ha pianto nel salutare la mamma: 0%
Il Nido mi piace tanto, per una lunga serie di validissimi motivi, tra cui ovviamente non sono compresi i virus gastro-intestinali, e nemmeno i raffreddori (che sono pur sempre meglio dei famigerati gastro-virus, diciamolo).
Questi motivi iniziano con la decisa risposta affermativa che mi da il Tortello, annuendo vigorosamente, alla domanda: "Tortello, vuoi andare al Nido dai tuoi amici?", e finiscono con ciò che vedo sbirciando dalla finestra quando lo passo a prendere dopo il lavoro.
In mezzo a questi due ottimi motivi (mattutino e serale), troviamo: la leggerezza di non doversi sentire debitori nei confronti delle Tate, le esilaranti interazioni tra i suddetti "amici", le regole da cui prendere spunto, il confronto con le altre mamme, la fiducia sconfinata nei confronti delle Tate, a cui vorrei dichiarare tutto il mio amore di mamma lavoratrice.
Tutto questo fa sì che io ami il Nido anche quando, certi pomeriggi, passo a prendere il Tortello e lui invece di corrermi incontro raggiante come nella pubblicità del Mulino Bianco, si gira dall'altra parte e continua i suoi giochi.
Okay, in quei frangenti amo il Nido un po' meno, ma poi mi passa subito....
- "amici" (= compagni di classe): 13
- tate: 3
- giorni di malattia: 5
- raffreddori: 3
- virus gastro-intestinali: 1
- uscite premature dal lavoro della Terremomamma per ripigliarsi un Tortello indisposto: 1
- virus attaccati alla Terremomamma: 1
- percentuale di lunedì mattina in cui il Tortello ha pianto nel salutare la mamma: 100%
- percentuale di venerdì mattina in cui il Tortello ha pianto nel salutare la mamma: 0%
Il Nido mi piace tanto, per una lunga serie di validissimi motivi, tra cui ovviamente non sono compresi i virus gastro-intestinali, e nemmeno i raffreddori (che sono pur sempre meglio dei famigerati gastro-virus, diciamolo).
Questi motivi iniziano con la decisa risposta affermativa che mi da il Tortello, annuendo vigorosamente, alla domanda: "Tortello, vuoi andare al Nido dai tuoi amici?", e finiscono con ciò che vedo sbirciando dalla finestra quando lo passo a prendere dopo il lavoro.
In mezzo a questi due ottimi motivi (mattutino e serale), troviamo: la leggerezza di non doversi sentire debitori nei confronti delle Tate, le esilaranti interazioni tra i suddetti "amici", le regole da cui prendere spunto, il confronto con le altre mamme, la fiducia sconfinata nei confronti delle Tate, a cui vorrei dichiarare tutto il mio amore di mamma lavoratrice.
Tutto questo fa sì che io ami il Nido anche quando, certi pomeriggi, passo a prendere il Tortello e lui invece di corrermi incontro raggiante come nella pubblicità del Mulino Bianco, si gira dall'altra parte e continua i suoi giochi.
Okay, in quei frangenti amo il Nido un po' meno, ma poi mi passa subito....
sabato 27 ottobre 2012
Rinfrescare la memoria
26 ottobre 2012, ore 23, appartamento vintage, lettone.
Buio.
"Poveracci nel Pollino. Che spavento che si sono presi"
"Ah sì, se non l'hai provato non lo puoi capire"
"Ma ti ricordi la sera del 29 com'eravamo sconvolti?"
"Guarda, non mi ci far pensare"
"Sarà una notte di tensione per la gente giù nel Pollino"
"Di sicuro"
"Va beh, buonanotte"
"Buonanotte"
...
Ore 23.10.
"Dormi?"
"No"
"Io lo so a cosa stai pensando"
"Dici?"
"Pensi a quello che penso io?"
"Dipendi da quello a cui stai pensando tu"
"Secondo me stai pensando al terremoto"
"Sì. Anche tu?"
"Sì. Il Pollino mi ha rinfrescato la memoria"
Buio.
"Poveracci nel Pollino. Che spavento che si sono presi"
"Ah sì, se non l'hai provato non lo puoi capire"
"Ma ti ricordi la sera del 29 com'eravamo sconvolti?"
"Guarda, non mi ci far pensare"
"Sarà una notte di tensione per la gente giù nel Pollino"
"Di sicuro"
"Va beh, buonanotte"
"Buonanotte"
...
Ore 23.10.
"Dormi?"
"No"
"Io lo so a cosa stai pensando"
"Dici?"
"Pensi a quello che penso io?"
"Dipendi da quello a cui stai pensando tu"
"Secondo me stai pensando al terremoto"
"Sì. Anche tu?"
"Sì. Il Pollino mi ha rinfrescato la memoria"
venerdì 19 ottobre 2012
Il Tempo
Mia nonna dice sempre che la vita prima che compisse 18 era lentissima, e il tempo non passava mai.
Poi, dai 18 in poi (correva l'anno 1948), il tempo della nonna ha iniziato a volare, velocissimo.
Questa rivelazione mi è stata fatta durante la primissima infanzia e poi ribadita numerose volte in seguito, suscitando in me una precoce riflessione sugli strani e soggettivissimi meccanismi del tempo.
Oggi posso dire che certe giornate in ufficio non passano mai e altre mi sfuggono tra le dita.
Che gli anni dell'università sono stati troppo belli, e infatti sono durati più o meno cinque minuti (psicologici).
Che un anno della mia vita è curiosamente durato dieci anni, ed è successo esattamente un secolo fa, in una fase di cieco amore distruttivo per un fidanzato sbagliato.
Che certe serate sono un estenuante turbinio di azioni verso il collasso finale sul divano, una volta che il Tortello finalmente dorme.
Che nel corso di una vita i lunedì sono almeno il doppio dei venerdì, e il triplo delle domeniche.
Che i mesi trascorsi dal 20 maggio sono 5, ma il mese di aprile mi sembra lontano almeno un'era geologica.
Aspettavo l'ordinanza regionale, adesso aspetto un progetto, un preventivo, un pronostico per i mesi futuri.
E penso sempre meno al futuro, e anche sempre meno al passato.
Il passato e il futuro hanno un indirizzo e un numero civico, che non corrispondono al mio domicilio attuale.
Il presente mi intrappola ma mi distrae, e mi ci calo come in un bagno caldo dopo una giornata di nebbia ghiacciata, come nell'oblio di un divano quando il Tortello dorme.
Poi, dai 18 in poi (correva l'anno 1948), il tempo della nonna ha iniziato a volare, velocissimo.
Questa rivelazione mi è stata fatta durante la primissima infanzia e poi ribadita numerose volte in seguito, suscitando in me una precoce riflessione sugli strani e soggettivissimi meccanismi del tempo.
Oggi posso dire che certe giornate in ufficio non passano mai e altre mi sfuggono tra le dita.
Che gli anni dell'università sono stati troppo belli, e infatti sono durati più o meno cinque minuti (psicologici).
Che un anno della mia vita è curiosamente durato dieci anni, ed è successo esattamente un secolo fa, in una fase di cieco amore distruttivo per un fidanzato sbagliato.
Che certe serate sono un estenuante turbinio di azioni verso il collasso finale sul divano, una volta che il Tortello finalmente dorme.
Che nel corso di una vita i lunedì sono almeno il doppio dei venerdì, e il triplo delle domeniche.
Che i mesi trascorsi dal 20 maggio sono 5, ma il mese di aprile mi sembra lontano almeno un'era geologica.
Aspettavo l'ordinanza regionale, adesso aspetto un progetto, un preventivo, un pronostico per i mesi futuri.
E penso sempre meno al futuro, e anche sempre meno al passato.
Il passato e il futuro hanno un indirizzo e un numero civico, che non corrispondono al mio domicilio attuale.
Il presente mi intrappola ma mi distrae, e mi ci calo come in un bagno caldo dopo una giornata di nebbia ghiacciata, come nell'oblio di un divano quando il Tortello dorme.
venerdì 5 ottobre 2012
Un unico pensiero
Giornata soleggiata di metà settembre, ufficio della Terremomamma.
4 donne della Bassa Modenese in riunione.
Se non abitano a Mirandola, stanno a Medolla, Cavezzo, San Felice. Area Nord.
Entra una bella donna sulla quarantina, vecchia conoscenza. Dritta dritta da Milano.
"Carissime!" (tipico appellativo di Milano centro)
"Ciao!" (assenza di appellativi tipica di Mirandola centro e anche periferia)
La bella milanese indossa:
1) orecchini e collana di bigiotteria, ma mica la bigiotteria del mercato. Bigiotteria fashion, e anche glamour, e pure trendy. Oh yeah.
2) scarpe fichissime (non ci sono altre definizioni, fidatevi. Fichissime)
3) pantalone molto, molto bello
4) camicia che la Terremomamma vuole qui, ora, e possibilmente in saldo
La Terremomamma indossa: .....
Uhm. Sinceramente non ricordo, ma sicuramente si tratta di qualcosa della collezione 2009, perchè:
nel 2010 era incinta, e quindi quei vestiti sono archiviati (sarebbe preoccupante il contrario);
nel 2011 allattava e quindi aveva una taglia diversa, e poi quando uno è a casa in maternità mica si compra abbigliamento da ufficio;
nel 2012 c'è stato il terremoto, dulcis in fundo.
"Come sei bella, Milanese" (chiamarla come una cotoletta dà un po' di soddisfazione)
"Grazie cara!"
"Che bella camicia"
"Grazie, l'ho presa in centro"
Due secondi di silenzio.
"Ma voi dove vi comprate da vestire adesso che c'è stato il terremoto?"
"Eh adesso non hanno ancora riaperto tutti, però..."
"Va beh che anche prima........", ci interrompe la Milanese.
Due secondi di silenzio.
Quattro bocche chiuse, otto occhi sorridenti, un unico pensiero.
E' un invito ad andare........ ehm, ad andare....... No, non ve lo posso dire.
Mettiamola così: beeeeeep.
4 donne della Bassa Modenese in riunione.
Se non abitano a Mirandola, stanno a Medolla, Cavezzo, San Felice. Area Nord.
Entra una bella donna sulla quarantina, vecchia conoscenza. Dritta dritta da Milano.
"Carissime!" (tipico appellativo di Milano centro)
"Ciao!" (assenza di appellativi tipica di Mirandola centro e anche periferia)
La bella milanese indossa:
1) orecchini e collana di bigiotteria, ma mica la bigiotteria del mercato. Bigiotteria fashion, e anche glamour, e pure trendy. Oh yeah.
2) scarpe fichissime (non ci sono altre definizioni, fidatevi. Fichissime)
3) pantalone molto, molto bello
4) camicia che la Terremomamma vuole qui, ora, e possibilmente in saldo
La Terremomamma indossa: .....
Uhm. Sinceramente non ricordo, ma sicuramente si tratta di qualcosa della collezione 2009, perchè:
nel 2010 era incinta, e quindi quei vestiti sono archiviati (sarebbe preoccupante il contrario);
nel 2011 allattava e quindi aveva una taglia diversa, e poi quando uno è a casa in maternità mica si compra abbigliamento da ufficio;
nel 2012 c'è stato il terremoto, dulcis in fundo.
"Come sei bella, Milanese" (chiamarla come una cotoletta dà un po' di soddisfazione)
"Grazie cara!"
"Che bella camicia"
"Grazie, l'ho presa in centro"
Due secondi di silenzio.
"Ma voi dove vi comprate da vestire adesso che c'è stato il terremoto?"
"Eh adesso non hanno ancora riaperto tutti, però..."
"Va beh che anche prima........", ci interrompe la Milanese.
Due secondi di silenzio.
Quattro bocche chiuse, otto occhi sorridenti, un unico pensiero.
E' un invito ad andare........ ehm, ad andare....... No, non ve lo posso dire.
Mettiamola così: beeeeeep.
sabato 29 settembre 2012
The Magician
L'avevo già detto, che il Tortello un po' è magico.
Col tempo però il livello di magicità (o più banalmente magia) è aumentato fino a raggiungere livelli degni del grande Houdini.
Il Tortello conosce da tempo il dono dell'invisibilità, grazie al quale riusciva a scomparire coprendosi gli occhi già a 10 mesi o giù di lì.
Va da sè che con un esordio così entusiasta nel mondo dell'illusionismo, l'eccellenza era dietro l'angolo.
Oggi, il Tortello si nasconde (ops, volevo dire scompare):
- dietro le porte
- sotto il divano (solo con la testa, è lì il trucco)
- mimetizzandosi a faccia in giù sul pavimento
- spiaccicato contro gli angoli delle stanze
All'improvviso, mentre la Terremomamma fa le cose più disparate, il Tortello mette in atto il suo numero di magia.
Lo annuncia intimandosi da solo di fare silenzio con un perentorio "sssccchhhh", ed ecco che il Tortello non c'è più.
Solo, misteriosamente, mentre la Terremomamma lo cerca, ogni tanto si sente una tortellosa risatina soffocata.
Magari in qualche mese perfezioniamo del tutto il numero, e poi siamo pronti per Hogwarts.
Col tempo però il livello di magicità (o più banalmente magia) è aumentato fino a raggiungere livelli degni del grande Houdini.
Il Tortello conosce da tempo il dono dell'invisibilità, grazie al quale riusciva a scomparire coprendosi gli occhi già a 10 mesi o giù di lì.
Va da sè che con un esordio così entusiasta nel mondo dell'illusionismo, l'eccellenza era dietro l'angolo.
Oggi, il Tortello si nasconde (ops, volevo dire scompare):
- dietro le porte
- sotto il divano (solo con la testa, è lì il trucco)
- mimetizzandosi a faccia in giù sul pavimento
- spiaccicato contro gli angoli delle stanze
All'improvviso, mentre la Terremomamma fa le cose più disparate, il Tortello mette in atto il suo numero di magia.
Lo annuncia intimandosi da solo di fare silenzio con un perentorio "sssccchhhh", ed ecco che il Tortello non c'è più.
Solo, misteriosamente, mentre la Terremomamma lo cerca, ogni tanto si sente una tortellosa risatina soffocata.
Magari in qualche mese perfezioniamo del tutto il numero, e poi siamo pronti per Hogwarts.
sabato 22 settembre 2012
Racconti (veramente) dell'orrore
Pasticceria Busuoli (va beh, un po' di pubblicità ci sta, hanno appena riaperto post-terremoto), ore 18.30, aperitivo al femminile.
Ci sono la Terremomamma e tre amiche, tutte sposate.
Su quattro, due sono madri, e due no.
"Beh, ragazze, quand'è che fate il secondo?"
"Il secondo cosa? Figlio?"
"Io non ci penso neanche. Mi ci vuole tempo, ho ancora vivo nella mente il ricordo del parto"
"Ma dai, dici? E' stato così terribile?"
Occhiata eloquente tra la Terremomamma e l'altra amica che già è madre.
"Sì, terribile. Mostruoso"
"No, dai, non dirmi così. Anche tu Terremomamma?"
"Ehm, sì. Fa male..."
"Ma come, la nostra amica Bi ha detto che il suo è stato pressochè indolore."
"Sì ma lei ha fatto il cesareo"
"E fa differenza?"
"Una differenza grande come un'astenesia"
"Io in sala parto urlavo come un inedemoniato"
"Io non ho proferito parola, ero chiusa nel mio enorme dolore"
"Enorme?"
"Sì, certo, enorme."
"Ma che tipo di dolore è? A cosa assomiglia?"
"Ma siete sicure di volere tutti questi dettagli? Cioè, sono cose che una non-ancora-madre non dovrebbe sapere con troppa minuzia di particolari..."
"Sì, dai, dammi una descrizione"
"Beh, non so, è come..."
"E' inimmaginabile. Devastante. Sconfinato"
"Ecco, sì, proprio così."
"Come se qualcuno ti prendesse a martellate"
"A martellate?"
"Sì."
"E poi, il dopo, i punti..."
"Ah, sì, i punti. Io mi sono SQUARCIATA"
"Ah, certo, i punti sono una brutta storia"
"Ma li danno con l'anestesia?"
"No, senza."
"Come senza??"
"Senza. Ma non fa mica male... Dopo che il bimbo è nato, cosa vuoi che siano due punti"
Silenzio sconvolto.
"Ragazze, mi fate paura. Io non so se lo voglio un figlio, a questo punto"
"Ma no, dai, non dire così. Non fa poi tanto male... Cioè.. Diciamo che ne vale la pena..."
"Davvero! Io un altro lo farei, lo vorrei fare. Non adesso, ma lo vorrei fare"
"Dai, sul serio, non vi preoccupate. Quando sarà il momento, ce la farete. Avete una super forza dentro di voi..."
"Sì è così... E se poi trovate un posto dove fanno l'epidurale, meglio ancora."
Silenzio attonito.
Sono sempre stata contraria ai racconti dell'orrore tra donne relativamente a parti & co.
Tuttavia, ora che sono madre, devo ammettere che è una tentazione irresistibile.
Ci sono la Terremomamma e tre amiche, tutte sposate.
Su quattro, due sono madri, e due no.
"Beh, ragazze, quand'è che fate il secondo?"
"Il secondo cosa? Figlio?"
"Io non ci penso neanche. Mi ci vuole tempo, ho ancora vivo nella mente il ricordo del parto"
"Ma dai, dici? E' stato così terribile?"
Occhiata eloquente tra la Terremomamma e l'altra amica che già è madre.
"Sì, terribile. Mostruoso"
"No, dai, non dirmi così. Anche tu Terremomamma?"
"Ehm, sì. Fa male..."
"Ma come, la nostra amica Bi ha detto che il suo è stato pressochè indolore."
"Sì ma lei ha fatto il cesareo"
"E fa differenza?"
"Una differenza grande come un'astenesia"
"Io in sala parto urlavo come un inedemoniato"
"Io non ho proferito parola, ero chiusa nel mio enorme dolore"
"Enorme?"
"Sì, certo, enorme."
"Ma che tipo di dolore è? A cosa assomiglia?"
"Ma siete sicure di volere tutti questi dettagli? Cioè, sono cose che una non-ancora-madre non dovrebbe sapere con troppa minuzia di particolari..."
"Sì, dai, dammi una descrizione"
"Beh, non so, è come..."
"E' inimmaginabile. Devastante. Sconfinato"
"Ecco, sì, proprio così."
"Come se qualcuno ti prendesse a martellate"
"A martellate?"
"Sì."
"E poi, il dopo, i punti..."
"Ah, sì, i punti. Io mi sono SQUARCIATA"
"Ah, certo, i punti sono una brutta storia"
"Ma li danno con l'anestesia?"
"No, senza."
"Come senza??"
"Senza. Ma non fa mica male... Dopo che il bimbo è nato, cosa vuoi che siano due punti"
Silenzio sconvolto.
"Ragazze, mi fate paura. Io non so se lo voglio un figlio, a questo punto"
"Ma no, dai, non dire così. Non fa poi tanto male... Cioè.. Diciamo che ne vale la pena..."
"Davvero! Io un altro lo farei, lo vorrei fare. Non adesso, ma lo vorrei fare"
"Dai, sul serio, non vi preoccupate. Quando sarà il momento, ce la farete. Avete una super forza dentro di voi..."
"Sì è così... E se poi trovate un posto dove fanno l'epidurale, meglio ancora."
Silenzio attonito.
Sono sempre stata contraria ai racconti dell'orrore tra donne relativamente a parti & co.
Tuttavia, ora che sono madre, devo ammettere che è una tentazione irresistibile.
giovedì 20 settembre 2012
L'attesa (non) rende tutto più dolce
Il terremoto ti mette alla prova, ti tende come una corda, porta in superficie il meglio e il peggio di te.
Ti fa scoprire una forza d'animo che ignoravi, e anche un'inaspettata fragilità. Insieme alla terra, scuote il tuo mondo. Mette in pericolo le persone che ami, le cose a cui tieni, distrugge i luoghi del tuo cuore e della tua memoria.
Poi passa. Non del tutto, ma la situazione migliora. Un po'.
Passa il terrore irrazionale, l'incompatibilità con i luoghi chiusi, la paura di perdere tutto.
Torna un po' di fiducia, che pian piano si fa spazio, porta luce nel buio calato a maggio.
E viene una gran voglia di sistemare tutto, di ricomporre i pezzi di vita frantumati dal terremoto.
Di riparare le case. Di portare a scuola i bambini. Di abbandonare i container e rientrare in ufficio.
L'attesa alle volte toglie il respiro.
Quattro mesi non sono tanto, o forse sì. In certi momenti, sembrano quattro anni., e la vita prima del 20 maggio è un ricordo lontano.
Eppure, in certi momenti invece i quattro mesi sembrano quattro giorni. Come se l'estate dovesse ancora arrivare, come se non avessimo vissuto l'afa di luglio, le vacanze d'agosto, i colori autunnali di settembre.
Signor Errani, per favore, pubblichiamo l'ordinanza per le inagibilità di tipo E.
Ci serve per reagire, per rialzarci, per avere un obiettivo.
Per favore.
Mi sembra di avere 17 anni e aspettare un fidanzato in ritardo, che forse non arriverà.
Sono pronta, è ora che il fidanzato arrivi. Guardo alla finestra (nello specifico, controllo sul sito della Regione Emilia Romagna), sempre più spesso, sbuffo, mi rassegno e non ci guardo per un po', ma sempre pensandoci.
Nella speranza che, se solo mi giro un po' dall'altra parte, poi per magia lui (l'ordinanza) si materializzerà davanti ai miei occhi.
Solo che non succede mai.
Per favore, signor Errani, non mi deluda come il fidanzatino dei 17 anni.
Ci conto.
Ti fa scoprire una forza d'animo che ignoravi, e anche un'inaspettata fragilità. Insieme alla terra, scuote il tuo mondo. Mette in pericolo le persone che ami, le cose a cui tieni, distrugge i luoghi del tuo cuore e della tua memoria.
Poi passa. Non del tutto, ma la situazione migliora. Un po'.
Passa il terrore irrazionale, l'incompatibilità con i luoghi chiusi, la paura di perdere tutto.
Torna un po' di fiducia, che pian piano si fa spazio, porta luce nel buio calato a maggio.
E viene una gran voglia di sistemare tutto, di ricomporre i pezzi di vita frantumati dal terremoto.
Di riparare le case. Di portare a scuola i bambini. Di abbandonare i container e rientrare in ufficio.
L'attesa alle volte toglie il respiro.
Quattro mesi non sono tanto, o forse sì. In certi momenti, sembrano quattro anni., e la vita prima del 20 maggio è un ricordo lontano.
Eppure, in certi momenti invece i quattro mesi sembrano quattro giorni. Come se l'estate dovesse ancora arrivare, come se non avessimo vissuto l'afa di luglio, le vacanze d'agosto, i colori autunnali di settembre.
Signor Errani, per favore, pubblichiamo l'ordinanza per le inagibilità di tipo E.
Ci serve per reagire, per rialzarci, per avere un obiettivo.
Per favore.
Mi sembra di avere 17 anni e aspettare un fidanzato in ritardo, che forse non arriverà.
Sono pronta, è ora che il fidanzato arrivi. Guardo alla finestra (nello specifico, controllo sul sito della Regione Emilia Romagna), sempre più spesso, sbuffo, mi rassegno e non ci guardo per un po', ma sempre pensandoci.
Nella speranza che, se solo mi giro un po' dall'altra parte, poi per magia lui (l'ordinanza) si materializzerà davanti ai miei occhi.
Solo che non succede mai.
Per favore, signor Errani, non mi deluda come il fidanzatino dei 17 anni.
Ci conto.
sabato 15 settembre 2012
Guardami negli occhi
A 18 mesi, ormai quasi tutto ha un nome.
Questo non significa che un Tortello sappia chiamare ogni cosa col giusto appellativo (anzi, con UN appellativo in generale).
Il lessico attivo di un Tortello (del mio Tortello, per lo meno) è assolutamente limitato, ma in compenso sono tantissime le parole che è in grado di comprendere.
Così, il Tortello esplora il proprio corpo e sa:
- dove sono i capelli (e sa pure che non bisogna tirare quelli degli altri, anche se a volte la tentazione è fortissima, e ahimè, la carne è debole);
- dove è il pancino, nel quale si dice sparisca misteriosamente la pappa;
- dove sono le gambe e i piedi;
- dove sono le manine;
- dove sono i dentini (e se il Tortello li vuole far vedere, sa fare un ringhio che neanche la Tigre della Malesia).
In compenso, facciamo un po' confusione tra le orecchie, gli occhi e il naso. Il Tortello quelli mica se li vede, quindi è difficile.
Sembra che abbiamo ottenuto qualche risultato con le orecchie, ma l'obiettivo non è stato raggiunto al 100%.
L'altra sera, il Tortello decide che è suo diritto (e anche un po' suo dovere, vista l'abnegazione con cui si dedica a questa missione) tenere i piedi sulla tovaglia durante la cena.
Dopo una dozzina di intimazioni a toglierli, il Terremopapà sente il richiamo della Fermezza.
Quella con la F maiuscola, per l'appunto.
- Tortello, togli - i - piedi - dal - tavolo.
- Gh!
- Tortello! Via - i - piedi.
- ... (e intanto il Tortello sorride beffardo, mannagg...)
- Tortello. Adesso guardami negli occhi...
E il Tortello, immediatamente assorbito nell'esecuzione del nuovo ordine, trova un orecchio tra i ricci, e lo indica con grande soddisfazione a un disarmato Terremopapà.
La Fermezza a questo punto si versa un bicchiere di birra ghiacciata per tirarsi un po' su di morale, perchè ormai persino il Terremopapà si è scordato di lei...
Questo non significa che un Tortello sappia chiamare ogni cosa col giusto appellativo (anzi, con UN appellativo in generale).
Il lessico attivo di un Tortello (del mio Tortello, per lo meno) è assolutamente limitato, ma in compenso sono tantissime le parole che è in grado di comprendere.
Così, il Tortello esplora il proprio corpo e sa:
- dove sono i capelli (e sa pure che non bisogna tirare quelli degli altri, anche se a volte la tentazione è fortissima, e ahimè, la carne è debole);
- dove è il pancino, nel quale si dice sparisca misteriosamente la pappa;
- dove sono le gambe e i piedi;
- dove sono le manine;
- dove sono i dentini (e se il Tortello li vuole far vedere, sa fare un ringhio che neanche la Tigre della Malesia).
In compenso, facciamo un po' confusione tra le orecchie, gli occhi e il naso. Il Tortello quelli mica se li vede, quindi è difficile.
Sembra che abbiamo ottenuto qualche risultato con le orecchie, ma l'obiettivo non è stato raggiunto al 100%.
L'altra sera, il Tortello decide che è suo diritto (e anche un po' suo dovere, vista l'abnegazione con cui si dedica a questa missione) tenere i piedi sulla tovaglia durante la cena.
Dopo una dozzina di intimazioni a toglierli, il Terremopapà sente il richiamo della Fermezza.
Quella con la F maiuscola, per l'appunto.
- Tortello, togli - i - piedi - dal - tavolo.
- Gh!
- Tortello! Via - i - piedi.
- ... (e intanto il Tortello sorride beffardo, mannagg...)
- Tortello. Adesso guardami negli occhi...
E il Tortello, immediatamente assorbito nell'esecuzione del nuovo ordine, trova un orecchio tra i ricci, e lo indica con grande soddisfazione a un disarmato Terremopapà.
La Fermezza a questo punto si versa un bicchiere di birra ghiacciata per tirarsi un po' su di morale, perchè ormai persino il Terremopapà si è scordato di lei...
mercoledì 12 settembre 2012
Ambiguità
La Terremofamily è temporaneamente fuori casa, causa inagibilità della stessa, e si è trasferita nell'Appartamento Vintage.
Così, sempre temporaneamente, sono cambiati i vicini.
Quelli nuovi (ad interim) non hanno visto nascere il Tortello, si sono persino persi l'enorme pancia che lo conteneva (e quando dico enorme, intendo davvero enorme. La Terremomamma ama fare le cose in grande).
Fuori dall'Appartamento Vintage non è stato appeso nessun fiocco azzurro per lui, non ci sono mai state carrozzine parcheggiate con copertine celesti e cerulei pupazzetti.
Una sera di luglio, il Terremopapà sale e dice alla Terremomamma:
"I vicini Pi pensano che il Tortello sia una femmina"
"Ma dai, impossibile. Come ti salta in mente?"
"Hanno detto che facciamo bene ad andare al mare, che farà tanto bene alla bimba"
"E tu cosa hai risposto?"
"Niente, ho detto << Eh, sì, speriamo >>"
"Perchè non hai detto che è un maschio?"
"Ma boh, non lo so, non mi andava di contraddirli"
Qualche sera dopo:
"I vicini Pi stamattina hanno detto al Tortello che è bellissima con quei ricciolini"
"No! Stavolta hai specificato che è un lui?"
"Macchè. Ero di fretta, non potevo."
E ancora:
"I vicini Pi hanno detto che si vede proprio che il Tortello è una brava bambina"
"A parte il fatto che non è bravo per niente, ti prego dimmi che stavolta hai confessato la verità"
"Ormai sono così convinti, come si fa?"
Già. Come si fa?
Vi assicuro che il Tortello veste abiti estremamente virili.
Porta i capelli corti. Ricci, ma corti. Ci sono anche i maschi ricci, mica solo le femmine. La ricciolaggine non è un gene che viaggia con la doppia X, si accoppia volentieri anche alle Y.
Non gli metto mollettine nei capelli, non ha svolazzanti vestitini a fiori.
Indossa sandali sportivi blu, senza neanche una misera perlina a decorarli.
Se fosse una bambina e io lo conciassi così, con braghette di jeans e magliette verdi - gialle - blu - azzurre - rosse - grigie, senza mai un tocco di fucsia, un po' di rosa, un bordino di pizzo, un fiocchetto, qualche ruches, un paio di paillettes...
Ecco, se il Tortello fosse una bambina, io sarei una madre veramente, veramente snaturata.
Così, sempre temporaneamente, sono cambiati i vicini.
Quelli nuovi (ad interim) non hanno visto nascere il Tortello, si sono persino persi l'enorme pancia che lo conteneva (e quando dico enorme, intendo davvero enorme. La Terremomamma ama fare le cose in grande).
Fuori dall'Appartamento Vintage non è stato appeso nessun fiocco azzurro per lui, non ci sono mai state carrozzine parcheggiate con copertine celesti e cerulei pupazzetti.
Una sera di luglio, il Terremopapà sale e dice alla Terremomamma:
"I vicini Pi pensano che il Tortello sia una femmina"
"Ma dai, impossibile. Come ti salta in mente?"
"Hanno detto che facciamo bene ad andare al mare, che farà tanto bene alla bimba"
"E tu cosa hai risposto?"
"Niente, ho detto << Eh, sì, speriamo >>"
"Perchè non hai detto che è un maschio?"
"Ma boh, non lo so, non mi andava di contraddirli"
Qualche sera dopo:
"I vicini Pi stamattina hanno detto al Tortello che è bellissima con quei ricciolini"
"No! Stavolta hai specificato che è un lui?"
"Macchè. Ero di fretta, non potevo."
E ancora:
"I vicini Pi hanno detto che si vede proprio che il Tortello è una brava bambina"
"A parte il fatto che non è bravo per niente, ti prego dimmi che stavolta hai confessato la verità"
"Ormai sono così convinti, come si fa?"
Già. Come si fa?
Vi assicuro che il Tortello veste abiti estremamente virili.
Porta i capelli corti. Ricci, ma corti. Ci sono anche i maschi ricci, mica solo le femmine. La ricciolaggine non è un gene che viaggia con la doppia X, si accoppia volentieri anche alle Y.
Non gli metto mollettine nei capelli, non ha svolazzanti vestitini a fiori.
Indossa sandali sportivi blu, senza neanche una misera perlina a decorarli.
Se fosse una bambina e io lo conciassi così, con braghette di jeans e magliette verdi - gialle - blu - azzurre - rosse - grigie, senza mai un tocco di fucsia, un po' di rosa, un bordino di pizzo, un fiocchetto, qualche ruches, un paio di paillettes...
Ecco, se il Tortello fosse una bambina, io sarei una madre veramente, veramente snaturata.
giovedì 6 settembre 2012
Nido d'Amore
Caro Nido,
Da quando ho saputo la data in cui avresti ri-aperto, non ho fatto che pensarti.
Mi sei tanto mancato.
Mi sono mancate le Tate, che letteralmente adoro.
Mi sono mancati quei biciclini che ci sono in salone su cui già qualcuno sfreccia alle 8.15, e mi è mancato anche il baccano infernale del pomeriggio.
Mi sono mancati i moccoli, gli starnuti, i furti di ciuccio.
Il blocco con gli appunti della giornata, su cui leggere quante volte il Tortello ha fatto la cacca, quanti minuti ha dormito, cosa ha mangiato e con che livello di appetito.
Le maracas, da suonarsi rigorosamente sulla testa del vicino.
I resoconti delle Tate.
Le chiacchiere con le altre mamme, sui primi passi, lo svezzamento, i chili presi in gravidanza, i risvegli notturni, i dentini, i vaccini, la cacca acida, e su quell'orribile virus gastro-intestinale che abbiamo preso anche noi genitori perdendo almeno un chilo a testa (le mamme quasi ringraziano per l'occasione di recupero post-gravidanza).
Mi raccomando, ricomincia a prenderti cura del mio Tortello.
Comportati bene.
Vedrai che anche il Tortello sarà un bravo alunno.
Forse bravo bravo no, diciamo bravino.
Ci vediamo lunedì.
La Terremomamma
Da quando ho saputo la data in cui avresti ri-aperto, non ho fatto che pensarti.
Mi sei tanto mancato.
Mi sono mancate le Tate, che letteralmente adoro.
Mi sono mancati quei biciclini che ci sono in salone su cui già qualcuno sfreccia alle 8.15, e mi è mancato anche il baccano infernale del pomeriggio.
Mi sono mancati i moccoli, gli starnuti, i furti di ciuccio.
Il blocco con gli appunti della giornata, su cui leggere quante volte il Tortello ha fatto la cacca, quanti minuti ha dormito, cosa ha mangiato e con che livello di appetito.
Le maracas, da suonarsi rigorosamente sulla testa del vicino.
I resoconti delle Tate.
Le chiacchiere con le altre mamme, sui primi passi, lo svezzamento, i chili presi in gravidanza, i risvegli notturni, i dentini, i vaccini, la cacca acida, e su quell'orribile virus gastro-intestinale che abbiamo preso anche noi genitori perdendo almeno un chilo a testa (le mamme quasi ringraziano per l'occasione di recupero post-gravidanza).
Mi raccomando, ricomincia a prenderti cura del mio Tortello.
Comportati bene.
Vedrai che anche il Tortello sarà un bravo alunno.
Forse bravo bravo no, diciamo bravino.
Ci vediamo lunedì.
La Terremomamma
domenica 2 settembre 2012
Tutto a posto
Ufficio della Terremomamma, squilla il telefono.
- Pronto?
- Sono l'ing. Pallino del Laboratorio HJK, la Terremomamma c'è?
- Ciao Pinco, sono io, come va?
- Bene, grazie, è da tanto che non ci sentiamo.
L'Ing. Pallino è lombardo, e lavora a nord di Milano.
Lui e la Terremomamma collaborano saltuariamente, da circa cinque anni.
E' la prima volta che si parlano dopo il terremoto, anche se, a dire il vero, il 29 maggio lui le aveva inviato una e-mail pomeridiana di "vicinanza".
Segue breve conversazione tecnico-lavorativa, per altro molto noiosa, quindi sorvoliamo.
- E adesso come va lì a Mirandola? Tutto a posto, no?
- Ma sì, grazie, più o meno è tutto a posto.
- Ah, benissimo, quindi voi a lavorare non avete avuto nessun danno, no?
- Beh, ehm, qualcuno sì, ma ci siamo già organizzati, il peggio è passato.
- Ah, ottimo, sono veramente contento per voi. Ti sento bene!
- Dai, grazie, Pinco. Sto bene, sì, tutto a posto insomma...
- Quindi a casa tua nessun danno, immagino. Bene, meglio così...
- Beh, sì, cioè, adesso casa mia è inagibile, ma ho abitato per un po' in un Bungalow nel giardino dei miei, e adesso siamo in un appartamento vintage, quindi non mi posso lamentare, davvero.
- Ah, cavoli, mi dispiace per casa tua. Ti sentivo così pimpante, che non immaginavo che...
- No, davvero, va tutto bene, si tratta solo di avere un po' di pazienza, ma la situazione è risolvibile, quindi, insomma, no, non ti dispiacere...
Alla fine della telefonata, il buon vecchio Ing. Pallino è un po' in imbarazzo.
Si percepisce chiaramente il disagio di chi sta pensando: "ma porc... che figura di mer... Ho detto a una terremotata che la sentivo allegra e che quindi secondo me tutto le andava benissimo, per poi realizzare che, appunto, è terremotata. Mannagg..."
Alla fine della telefonata, anche la Terremomamma è un po' in imbarazzo.
Il disagio dell'Ing. Pallino la fa sentire in colpa, per la disillusione che ha generato.
Non si era propriamente lamentata, ma forse sarebbe stato meglio sorvolare...
Però, dopo tutto, che senso avrebbe avuto mentire? Eppure....
Eppure, alla fine della telefonata la Terremomamma si sente una piccola lagna ingrata, e non capisce se è una sua psicosi personale, il frutto di una stoica mentalità condivisa, o semplicemente la conseguenza di una giornata storta.
- Pronto?
- Sono l'ing. Pallino del Laboratorio HJK, la Terremomamma c'è?
- Ciao Pinco, sono io, come va?
- Bene, grazie, è da tanto che non ci sentiamo.
L'Ing. Pallino è lombardo, e lavora a nord di Milano.
Lui e la Terremomamma collaborano saltuariamente, da circa cinque anni.
E' la prima volta che si parlano dopo il terremoto, anche se, a dire il vero, il 29 maggio lui le aveva inviato una e-mail pomeridiana di "vicinanza".
Segue breve conversazione tecnico-lavorativa, per altro molto noiosa, quindi sorvoliamo.
- E adesso come va lì a Mirandola? Tutto a posto, no?
- Ma sì, grazie, più o meno è tutto a posto.
- Ah, benissimo, quindi voi a lavorare non avete avuto nessun danno, no?
- Beh, ehm, qualcuno sì, ma ci siamo già organizzati, il peggio è passato.
- Ah, ottimo, sono veramente contento per voi. Ti sento bene!
- Dai, grazie, Pinco. Sto bene, sì, tutto a posto insomma...
- Quindi a casa tua nessun danno, immagino. Bene, meglio così...
- Beh, sì, cioè, adesso casa mia è inagibile, ma ho abitato per un po' in un Bungalow nel giardino dei miei, e adesso siamo in un appartamento vintage, quindi non mi posso lamentare, davvero.
- Ah, cavoli, mi dispiace per casa tua. Ti sentivo così pimpante, che non immaginavo che...
- No, davvero, va tutto bene, si tratta solo di avere un po' di pazienza, ma la situazione è risolvibile, quindi, insomma, no, non ti dispiacere...
Alla fine della telefonata, il buon vecchio Ing. Pallino è un po' in imbarazzo.
Si percepisce chiaramente il disagio di chi sta pensando: "ma porc... che figura di mer... Ho detto a una terremotata che la sentivo allegra e che quindi secondo me tutto le andava benissimo, per poi realizzare che, appunto, è terremotata. Mannagg..."
Alla fine della telefonata, anche la Terremomamma è un po' in imbarazzo.
Il disagio dell'Ing. Pallino la fa sentire in colpa, per la disillusione che ha generato.
Non si era propriamente lamentata, ma forse sarebbe stato meglio sorvolare...
Però, dopo tutto, che senso avrebbe avuto mentire? Eppure....
Eppure, alla fine della telefonata la Terremomamma si sente una piccola lagna ingrata, e non capisce se è una sua psicosi personale, il frutto di una stoica mentalità condivisa, o semplicemente la conseguenza di una giornata storta.
mercoledì 29 agosto 2012
C A S - Contributo Autonoma Sistemazione, oppure
... oppure,
Chi si
Arrangia
Si avvantaggia.
(non è una rima vera, ma mi sembra comunque una discreta assonanza).
Propongo qualche riflessione sul nuovo contributo autonoma sistemazione.
Non sono parente di Errani, non l'ho neanche mai visto dal vivo, non avevo un suo poster in camera da ragazzina.
Non mi ricordo neanche se l'ho votato alle ultime elezioni (ve beh, in realtà forse me lo ricordo, ma non ve lo dico).
Tuttavia, ho pensato che il principio dietro il nuovo CAS mi piace.
Perchè è molto emiliano, perchè è all'insegna di questo spirito dilagante di buona volontà.
Aiutati, che il Cielo (e la Regione) t'aiutano.
In breve, per chi non lo sapesse, il contributo è passato da 100 a 200 euro a persona, con una maggiorazione di 100 euro aggiuntivi per i minori sotto i 14 anni di età, per gli anziani, per i disabili (fino a un massimo di 900 euro).
I single vedono aumentato il contributo da 200 a 350 euro.
Una famiglia-tipo con un solo figlio riceverà 700 euro al mese (con le prime disposizioni post-terremoto, ne avrebbe ricevuti solo 300); una famiglia con due bambini, 900 (400 con le prime disposizioni).
Vi copio anche il link al vademecum della Regione, così non avete più scuse, adesso lo sapete...
Gli affitti sono cari, e naturalmente ci auguriamo tutti che nessuno se ne voglia approfittare, il che sarebbe davvero molto volgare.
Tuttavia, il nuovo CAS mi sembra proprio un segno concreto di sostegno a chi non si ferma, a chi non si da per vinto, a chi ci vuole credere, alla partecipazione del singolo per ricostruire tutta la comunità.
Poi, lo so che il contributo di maggio, giugno, luglio e agosto deve ancora essere versato.
Finora siamo nell'ambito delle promesse, e la gente adesso ha bisogno di vederne i frutti...
Eppure, l'ordinanza questa volta mi ha dato una sferzata di ottimismo..... Stavolta, io ci credo.
Dai, Mirandola, che ce la fai, che ce la facciamo.
Chi si
Arrangia
Si avvantaggia.
(non è una rima vera, ma mi sembra comunque una discreta assonanza).
Propongo qualche riflessione sul nuovo contributo autonoma sistemazione.
Non sono parente di Errani, non l'ho neanche mai visto dal vivo, non avevo un suo poster in camera da ragazzina.
Non mi ricordo neanche se l'ho votato alle ultime elezioni (ve beh, in realtà forse me lo ricordo, ma non ve lo dico).
Tuttavia, ho pensato che il principio dietro il nuovo CAS mi piace.
Perchè è molto emiliano, perchè è all'insegna di questo spirito dilagante di buona volontà.
Aiutati, che il Cielo (e la Regione) t'aiutano.
In breve, per chi non lo sapesse, il contributo è passato da 100 a 200 euro a persona, con una maggiorazione di 100 euro aggiuntivi per i minori sotto i 14 anni di età, per gli anziani, per i disabili (fino a un massimo di 900 euro).
I single vedono aumentato il contributo da 200 a 350 euro.
Una famiglia-tipo con un solo figlio riceverà 700 euro al mese (con le prime disposizioni post-terremoto, ne avrebbe ricevuti solo 300); una famiglia con due bambini, 900 (400 con le prime disposizioni).
Vi copio anche il link al vademecum della Regione, così non avete più scuse, adesso lo sapete...
Gli affitti sono cari, e naturalmente ci auguriamo tutti che nessuno se ne voglia approfittare, il che sarebbe davvero molto volgare.
Tuttavia, il nuovo CAS mi sembra proprio un segno concreto di sostegno a chi non si ferma, a chi non si da per vinto, a chi ci vuole credere, alla partecipazione del singolo per ricostruire tutta la comunità.
Poi, lo so che il contributo di maggio, giugno, luglio e agosto deve ancora essere versato.
Finora siamo nell'ambito delle promesse, e la gente adesso ha bisogno di vederne i frutti...
Eppure, l'ordinanza questa volta mi ha dato una sferzata di ottimismo..... Stavolta, io ci credo.
Dai, Mirandola, che ce la fai, che ce la facciamo.
venerdì 24 agosto 2012
Dubbi amletici sotto l'ombrellone
La Terremofamily è al mare da sabato scorso, e domani si riparte per tornare a Mirandola.
Ferie 2012 definitivamente archiviate.
Siamo nella mitica Riviera (quella con la R maiuscola, come sbagliarsi), con gli ombrelloni fitti fitti.
Dove tutti ascoltano quello che dici facendo finta di niente, perchè tanto lo sanno, che tu fai lo stesso con loro.
Ieri ho assistito ad alcune scene di un siparietto psicologico che riassumo di seguito:
Gi è una bambina di 10 anni, figlia unica.
La mamma di Gi, parlando con una vicina di ombrellone (madre coraggio di tre figli vicinissimi di età, compresi in un range che va dai 4 ai 6), dice:
"Ma che due scatole la Gi, ieri è voluta andare nella piscina dell'hotel con un'amica e l'ho accompagnata, ma mi sono annoiata da morire. L'acqua è fredda e non mi piace entrarci, io preferisco il mare. Siamo al mare, si va in mare, mica in piscina. Gliel'ho detto, che stop, non ci si va più in piscina".
Qualche ora dopo, Gi sta giocando con la sabbia con i tre figli di madre-coraggio. Arriva una sua coetanea e le propone "Gi, vieni in piscina con noi?".
Gi si rabbuia e risponde, seccatissima "No che non ci vengo".
L'amica: "E perchè nooo, Gi?"
E Gi tuona, sgarbata: "Basta. Non ci vengo. Vai via!".
Gi resta di pessimo umore per l'ora successiva, prendendo a palettate sulla testa i figli di madre-coraggio e dando risposte alla Crudelia Demon a chiunque le si avvicini.
Questo banalissimo episodio ha scatenato un mondo di interrogativi nella mente semplice (ma contorta... è un ossimoro!) della Terremomamma.
Ovvero:
- Ma io cos'avrei fatto al posto della mamma di Gi?
- Quando un figlio è grande è giusto assecondare la sua volontà e le sue preferenze? Accontentarlo significa viziarlo o rispettarlo come persona?
- E poi, quand'è che un figlio diventa grande? A 10 anni si è grandi?
- Il Tortello è grande?
Non ho trovato risposta a nessuna domanda, tranne ovviamente all'ultima ("no, il Tortello non ha neanche un anno e mezzo, quindi è piccolo"), il che è stato comunque un po' di consolazione.
Vuol dire che ho ancora tempo per pensarci su...
Ferie 2012 definitivamente archiviate.
Siamo nella mitica Riviera (quella con la R maiuscola, come sbagliarsi), con gli ombrelloni fitti fitti.
Dove tutti ascoltano quello che dici facendo finta di niente, perchè tanto lo sanno, che tu fai lo stesso con loro.
Ieri ho assistito ad alcune scene di un siparietto psicologico che riassumo di seguito:
Gi è una bambina di 10 anni, figlia unica.
La mamma di Gi, parlando con una vicina di ombrellone (madre coraggio di tre figli vicinissimi di età, compresi in un range che va dai 4 ai 6), dice:
"Ma che due scatole la Gi, ieri è voluta andare nella piscina dell'hotel con un'amica e l'ho accompagnata, ma mi sono annoiata da morire. L'acqua è fredda e non mi piace entrarci, io preferisco il mare. Siamo al mare, si va in mare, mica in piscina. Gliel'ho detto, che stop, non ci si va più in piscina".
Qualche ora dopo, Gi sta giocando con la sabbia con i tre figli di madre-coraggio. Arriva una sua coetanea e le propone "Gi, vieni in piscina con noi?".
Gi si rabbuia e risponde, seccatissima "No che non ci vengo".
L'amica: "E perchè nooo, Gi?"
E Gi tuona, sgarbata: "Basta. Non ci vengo. Vai via!".
Gi resta di pessimo umore per l'ora successiva, prendendo a palettate sulla testa i figli di madre-coraggio e dando risposte alla Crudelia Demon a chiunque le si avvicini.
Questo banalissimo episodio ha scatenato un mondo di interrogativi nella mente semplice (ma contorta... è un ossimoro!) della Terremomamma.
Ovvero:
- Ma io cos'avrei fatto al posto della mamma di Gi?
- Quando un figlio è grande è giusto assecondare la sua volontà e le sue preferenze? Accontentarlo significa viziarlo o rispettarlo come persona?
- E poi, quand'è che un figlio diventa grande? A 10 anni si è grandi?
- Il Tortello è grande?
Non ho trovato risposta a nessuna domanda, tranne ovviamente all'ultima ("no, il Tortello non ha neanche un anno e mezzo, quindi è piccolo"), il che è stato comunque un po' di consolazione.
Vuol dire che ho ancora tempo per pensarci su...
martedì 21 agosto 2012
Suggestioni
Ti senti forte. Ci scherzi anche sopra.
La vita va avanti, bla bla bla, superare la paura, bla bla, bla.
Lo dici agli altri, e anche a te stessa.
Insomma, ci credi. O almeno ti sembra.
Poi, a tradimento, mentre guardi Beautiful, scorre la pubblicità di Alta Tensione - Magnitudo 10.5.
E vai in tachicardia.
Mannagg........
Okay, ripetiamo ancora insieme:
"la vita va avanti, bla bla bla, superare la paura, bla bla bla".
Prima o poi me ne convinco del tutto, e per festeggiare mi guarderò pure il film di Alta Tensione.
Forse.
La vita va avanti, bla bla bla, superare la paura, bla bla, bla.
Lo dici agli altri, e anche a te stessa.
Insomma, ci credi. O almeno ti sembra.
Poi, a tradimento, mentre guardi Beautiful, scorre la pubblicità di Alta Tensione - Magnitudo 10.5.
E vai in tachicardia.
Mannagg........
Okay, ripetiamo ancora insieme:
"la vita va avanti, bla bla bla, superare la paura, bla bla bla".
Prima o poi me ne convinco del tutto, e per festeggiare mi guarderò pure il film di Alta Tensione.
Forse.
venerdì 17 agosto 2012
Tema: "Aspetti positivi e negativi del Terremoto..."
Non è un titolo di mia invenzione.
Lo hanno assegnato al figlio di una mia collega, come compito per le vacanze.
Lì per lì, abbiamo quasi riso.
Suppongo che le maestre si aspettino che i bambini tirino fuori grandi classici come lo spirito di comunità (su cui per altro sono vagamente perplessa).
Di aspetti positivi del terremoto in sè e per sè, onestamente, non ne vedo.
Sono morte delle persone, direi che non serve aggiungere altro.
Però, dopo quasi tre mesi, ecco una mia personale classifica.
Pollice verso per:
- la retorica della distruzione, e della ricostruzione, e la retorica in generale;
- chi cerca di trarre vantaggio dalla situazione, sotto qualsiasi punto di vista. Politicamente, o economicamente; nel proprio piccolo, o su larga scala. Nella vita un po' di nobiltà d'animo ci vuole, signori;
- le polemiche sterili;
- chi insulta sindaci, dipendenti comunali, protezione civile e compagnia bella senza motivo, con pretese da fantascienza. Sono uomini (e donne!) anche loro.. ;
- chi dice che Mirandola è morta, e che tanto varrebbe trasferirsi (brutti menagrami..);
- chi minimizza, e dice che "vaaabbè, ma a che serve l'adeguamento all'antisismica? Tanto di scosse non ne vengono piùùùù";
- quelli che generano il panico ("Voi dormite in casa? Aaaah ma non lo sapete che la Veggente Vattelapesca ha previsto una nuova scossa? Lei è una medium, le sa queste cose!");
- quelli che googleranno "veggente nuova scossa previsione emilia romagna" per verificare la notizia qui sopra;
- quelli che hanno riscoperto i valori veri dell'esistenza solo in occasione di una calamità naturale, e poi se li sono scordati in meno di tre mesi.
Pollice al cielo per:
- la poesia della ricostruzione (che è un'altra cosa, rispetto alla retorica!);
- chi si dà da fare senza brontolare;
- chi sa chiedere aiuto con umiltà, senza umiliarsi;
- chi crede in Mirandola;
- chi si commuove guardando le rovine;
- tutti quelli che sanno riconoscere il valore del lavoro degli altri, e non solo gli errori;
- chi non si dimentica la paura, e quindi non minimizza;
- chi non è schiavo della paura, e quindi va avanti con la vita;
- i commercianti che hanno aperto un container quasi più bello del negozio che avevano prima. Alla facciazza del Terremoto;
- la ragazza che ha inaugurato un negozio nuovo in centro, dopo i terremoti. Alla facciazza, vedi sopra;
- quelli che hanno colto l'occasione per fare un bilancio delle proprie priorità, e se non altro, non se ne sono ancora dimenticati.
Lo hanno assegnato al figlio di una mia collega, come compito per le vacanze.
Lì per lì, abbiamo quasi riso.
Suppongo che le maestre si aspettino che i bambini tirino fuori grandi classici come lo spirito di comunità (su cui per altro sono vagamente perplessa).
Di aspetti positivi del terremoto in sè e per sè, onestamente, non ne vedo.
Sono morte delle persone, direi che non serve aggiungere altro.
Però, dopo quasi tre mesi, ecco una mia personale classifica.
Pollice verso per:
- la retorica della distruzione, e della ricostruzione, e la retorica in generale;
- chi cerca di trarre vantaggio dalla situazione, sotto qualsiasi punto di vista. Politicamente, o economicamente; nel proprio piccolo, o su larga scala. Nella vita un po' di nobiltà d'animo ci vuole, signori;
- le polemiche sterili;
- chi insulta sindaci, dipendenti comunali, protezione civile e compagnia bella senza motivo, con pretese da fantascienza. Sono uomini (e donne!) anche loro.. ;
- chi dice che Mirandola è morta, e che tanto varrebbe trasferirsi (brutti menagrami..);
- chi minimizza, e dice che "vaaabbè, ma a che serve l'adeguamento all'antisismica? Tanto di scosse non ne vengono piùùùù";
- quelli che generano il panico ("Voi dormite in casa? Aaaah ma non lo sapete che la Veggente Vattelapesca ha previsto una nuova scossa? Lei è una medium, le sa queste cose!");
- quelli che googleranno "veggente nuova scossa previsione emilia romagna" per verificare la notizia qui sopra;
- quelli che hanno riscoperto i valori veri dell'esistenza solo in occasione di una calamità naturale, e poi se li sono scordati in meno di tre mesi.
Pollice al cielo per:
- la poesia della ricostruzione (che è un'altra cosa, rispetto alla retorica!);
- chi si dà da fare senza brontolare;
- chi sa chiedere aiuto con umiltà, senza umiliarsi;
- chi crede in Mirandola;
- chi si commuove guardando le rovine;
- tutti quelli che sanno riconoscere il valore del lavoro degli altri, e non solo gli errori;
- chi non si dimentica la paura, e quindi non minimizza;
- chi non è schiavo della paura, e quindi va avanti con la vita;
- i commercianti che hanno aperto un container quasi più bello del negozio che avevano prima. Alla facciazza del Terremoto;
- la ragazza che ha inaugurato un negozio nuovo in centro, dopo i terremoti. Alla facciazza, vedi sopra;
- quelli che hanno colto l'occasione per fare un bilancio delle proprie priorità, e se non altro, non se ne sono ancora dimenticati.
domenica 12 agosto 2012
Happy Hour
17.30 del pomeriggio.
La Terremomamma e tre Terremo-amiche si trovano ai giardinetti (per i mirandolesi: quelli vista castello, con trendy-bar annesso).
Nello specifico, le quattro amiche sono accompagnate da:
- il Tortello (che già conosciamo);
- Emme (dolce unenne femmina, che ancora non cammina e quindi ha il prezioso pregio di stare dove uno la mette);
- Esse (che ha un mese e mezzo più del Tortello, ma è un vero principino, calmo e pacato, gentile e posato... In altre parole, il Tortello in confronto è praticamente un demonio).
Lo scopo dell'incontro è: giro in giostrina (quelli bassi) e aperitivo (per quelle alte).
Prima tappa: la giostrina, quella dove i bravi bambini si siedono, mentre le mamme la fanno girare in tondo.
Facciamo sedere i tre bassotti.
Mentre Emme ed Esse restano ai propri posti, sorridenti, il Tortello resiste seduto ben tre secondi netti.
Si alza nonostante il moto circolare, va al centro della giostrina, la vuole spingere lui.
Ci riesce (con tutto questo allenamento, è il minimo che un po' di muscoletti ci siano), poi si stanca, prova a risedersi, ci dura ben quattro secondi, scende dalla giostrina in corsa.
Abbandonando Emme, Esse e le tre Terremo-amiche che intanto possono proseguire la conversazione, il Tortello decide che è giunto il momento di scalare lo scivolo. Non dalla scala appositamente preposta, per carità, ma bensì dallo scivolo stesso medesimo.
Niente riesce a distoglierlo dal suo obiettivo.
La Terremomamma si rode, lo solleva di peso, lui scappa, lei lo insegue, lui ride perchè si è convinto che sia in atto il famoso gioco "scappa che ti prendo", non si accorge che la Terremomamma non ride per niente.
Dettagli.
Seconda tappa: l'aperitivo vero e proprio.
Preso possesso di un tavolino, il Tortello si convince a restare fermo qualche secondo (circa otto, arrotondando per eccesso). Giusto il tempo di ordinare una Schweppes al limone (che lo Spritz è un ricordo di alti tempi, non è dato a sapersi cosa potrebbe combinare il Tortello con una Terremomamma alticcia), ed ecco che la Terremomamma sta già inseguendo un bambino tra la polvere.
Seguono, rispettivamente:
- accurato collaudo di tre cavallini a molla, alla ricerca dell'ondeggio perfetto;
- scalata di un altro scivolo;
- corsa in tondo e grasse risate;
- capitombolo con relativo pianto disperato.
Ogni tanto, la Terremomamma guarda le sue amiche che sorseggiano una bibita ghiacciata e chiacchierano in pace, mentre Emme ed Esse fanno proprio a modo.
Quando finalmente riesce a tornare al tavolo, la Terremoamica senza figli al seguito dice, rivolta al buonissimo Esse:
"Esse, ma tu sei proprio un uomo di altri tempi. Come sei per bene... Sei un principe! E tu, Emme, che signorina! Bravissima! E tu.. Tortello... tu... ehm.... sei... sei...."
"Un teppista", chiosa la Terremomamma, non senza una certa (autolesionistica) soddisfazione.
Ogni scarrafone........
mercoledì 8 agosto 2012
Istruzioni per l'uso: la legge sulla ricostruzione post-terremoto
Ieri è stata approvata la legge sulla ricostruzione post-terremoto in Emilia.
Senza grande clamore. Nessuno speciale di Porta A Porta, nessuna guida all'uso in edicola.
Eppure, zitta zitta, adesso la legge c'è.
Se ne sta lì, nera su fondo bianco, in Gazzetta Ufficiale.
Volendo, si può anche scaricarla da internet. E' la 122, del 1 agosto 2012.
Se lo facciamo, scopriamo che ci sono dei finanziamenti.
Per le imprese, per i beni culturali, per le abitazioni dei privati cittadini, e nei casi seguenti:
- riparazione (bene, è giusto riparare),
- ripristino (bella parola, assomiglia molto a riparazione),
- ricostruzione (giusto, ricostruire è il motto del momento).
Suona tutto benissimo. O forse no.
Non vogliamo essere ingrati, però manca un elemento importante nell'elenco degli interventi finanziabili.
Non si legge da nessuna parte "miglioramento sismico".
Il miglioramento sismico è escluso.
E' interamente a carico del cittadino, a meno che non escano conigli dal cilindro all'ultimo momento.
Si riparano i danni, e lo si fa in conformità alla normativa più recente, ma non è previsto altro.
Se si è danneggiato solo il piano terra, verranno riconosciuti i contributi al solo intervento al piano terra.
E se, rinforzandolo,diventasse auspicabile intervenire anche ai piani superiori, che magari stavolta sono rimasti indenni?
Non è previsto nessun incentivo a farlo.
Quello che mi amareggia non è tanto la questione strettamente economica, ma l'assenza di una politica di educazione alla sicurezza sismica.
Poco dopo il 29 maggio, quando il cuore era più che mai pesante per i morti del terremoto, i nostri politici hanno detto che queste cose non devono succedere più. Che in altre parti del mondo si riesce a evitare tragedie come la nostra, grazie a costruzioni più avvenieristiche.
Che quello che conta è la prevenzione.
E siamo tutti d'accordo.
Però, adesso, quando è il momento di passare ai fatti, non c'è nulla che incentivi i cittadini a migliorare la qualità anti-sismica delle proprie abitazioni.
Preso atto del fatto che nella nostra zona c'è, purtroppo, un rischio sismico, non si fa comunque nulla per aiutare i cittadini a prevenire il ripetersi del copione che abbiamo visto in scena in maggio.
Molto, molto lungimirante.
Senza grande clamore. Nessuno speciale di Porta A Porta, nessuna guida all'uso in edicola.
Eppure, zitta zitta, adesso la legge c'è.
Se ne sta lì, nera su fondo bianco, in Gazzetta Ufficiale.
Volendo, si può anche scaricarla da internet. E' la 122, del 1 agosto 2012.
Se lo facciamo, scopriamo che ci sono dei finanziamenti.
Per le imprese, per i beni culturali, per le abitazioni dei privati cittadini, e nei casi seguenti:
- riparazione (bene, è giusto riparare),
- ripristino (bella parola, assomiglia molto a riparazione),
- ricostruzione (giusto, ricostruire è il motto del momento).
Suona tutto benissimo. O forse no.
Non vogliamo essere ingrati, però manca un elemento importante nell'elenco degli interventi finanziabili.
Non si legge da nessuna parte "miglioramento sismico".
Il miglioramento sismico è escluso.
E' interamente a carico del cittadino, a meno che non escano conigli dal cilindro all'ultimo momento.
Si riparano i danni, e lo si fa in conformità alla normativa più recente, ma non è previsto altro.
Se si è danneggiato solo il piano terra, verranno riconosciuti i contributi al solo intervento al piano terra.
E se, rinforzandolo,diventasse auspicabile intervenire anche ai piani superiori, che magari stavolta sono rimasti indenni?
Non è previsto nessun incentivo a farlo.
Quello che mi amareggia non è tanto la questione strettamente economica, ma l'assenza di una politica di educazione alla sicurezza sismica.
Poco dopo il 29 maggio, quando il cuore era più che mai pesante per i morti del terremoto, i nostri politici hanno detto che queste cose non devono succedere più. Che in altre parti del mondo si riesce a evitare tragedie come la nostra, grazie a costruzioni più avvenieristiche.
Che quello che conta è la prevenzione.
E siamo tutti d'accordo.
Però, adesso, quando è il momento di passare ai fatti, non c'è nulla che incentivi i cittadini a migliorare la qualità anti-sismica delle proprie abitazioni.
Preso atto del fatto che nella nostra zona c'è, purtroppo, un rischio sismico, non si fa comunque nulla per aiutare i cittadini a prevenire il ripetersi del copione che abbiamo visto in scena in maggio.
Molto, molto lungimirante.
martedì 7 agosto 2012
Anche Estivill va in vacanza.
Prima che partissi per il mare, il Terremopapà mi aveva detto:
"Guai a te se rovini il metodo-nanna".
Dunque, premesso che tutt'ora davvero NON capisco le ragioni di tutta questa diffidenza nei miei confronti, ho pensato "beh, ovvio che non lo rovino. Perchè lo dovrei rovinare proprio io???".
Io, vi giuro, ero armata delle migliori intenzioni.
Sul serio.
Ero anche abbastanza sicura di me.
E poi, quell'imbroglione di Estivill mi aveva pure convinta: il metodo ormai funzionava alla grande, bastava mettere a letto il Tortello, e lui si addormentava beato.
Era ovvio, no?, che avrebbe funzionato anche al mare.
Oltretutto, le prime due sere c'è pure il Terremopapà, e tutto va più o meno liscio. Magari qualche storia di più del solito, ma lo iodio riesce a piegare la vitalità serale del Tortello, e crolla addormentato come da copione, o quasi.
Sono più sicura di me che mai. Tutto funzionerà a meraviglia, anche senza quel menagramo di mio marito.
E invece....... Contro ogni aspettativa (escluse quelle del Terremopapà, che evidentemente o ha facoltà divinatorie, o ha portato sfiga), il Tortello si rifiuta di collaborare.
- Prima notte: piange, si contorce, vuole la manina. Ed ecco che penso: "povero amore Tortello della mamma, sarà turbato dal cambio di ambiente, e non vede più il suo papà... Ma certo che gliela tengo la manina. Solo per stanotte...".
- Seconda notte: oltre alla manina, vuole che gli tenga anche un piede. La questione richiede una certa acrobazia, mi si informicolano le mani, mi viene anche male alla schiena. Perchè mica dura due minuti, questo rituale. Ne dura quaranta. Ma io continuo a pensare: "va beh, è la seconda sera... Domani andrà meglio. Povero Tortello amore della mamma.. Mannagg.. Ehm, amore della mamma, forse hai un dentino che ti deve spuntare? Ma porc... Ehm, dolce Tortellino mio, fai la nanna..."
- Terza notte: il Tortello vuole venire a letto con me. Ed è lì che faccio l'errore degli errori. Presa per sfinimento, lo accontento. Con mille sensi di colpa, e nelle orecchie la voce del Terremopapà che mi intima di non rovinare tutto, me lo tengo un po' a letto. Poi ci ripenso, mi cospargo il capo di cenere, e lo rimetto nel lettino.
Ne conseguono pianto e stridore di dentini a profusione.
Non riporto i miei pensieri di quel frangente perchè il turpiloquio non è decoroso, per una madre di famiglia.
- Quarta notte: nel frattempo ho fatto outing con il Terremopapà. Più mortificata che mai, non mi prendo a letto il Tortello, ma tengo manina e piedino per un tempo più o meno infinito.
Ma con uno spirito tutto diverso.
Perchè ormai, sadicamente, penso: "Dormi, Tortellino, anzi, dormi quando ti pare, fai tu, perchè tanto domani il Terremopapà torna, e dopo ci pensa un po' anche lui a farti fare la nanna, che gli sei tanto mancato in questi giorni....".
Finita la vacanza, il metodo Estivill ha ripreso a funzionare.
Non ho ancora capito se si è trattato di un problema di:
A - aria del mare, che evidentemente è carica di qualche sostanza dopante che ottimizza le performance diaboliche dei Tortelli;
B - cuore mollaccioso di mamma che, senza il freno inibitore del Terremopapà, ha dato incosciamente spago allo spirito anti-Estivill del Tortello;
C - Terremopapà, che ha portato sfiga.
Più ci penso, più mi convinco della C.
"Guai a te se rovini il metodo-nanna".
Dunque, premesso che tutt'ora davvero NON capisco le ragioni di tutta questa diffidenza nei miei confronti, ho pensato "beh, ovvio che non lo rovino. Perchè lo dovrei rovinare proprio io???".
Io, vi giuro, ero armata delle migliori intenzioni.
Sul serio.
Ero anche abbastanza sicura di me.
E poi, quell'imbroglione di Estivill mi aveva pure convinta: il metodo ormai funzionava alla grande, bastava mettere a letto il Tortello, e lui si addormentava beato.
Era ovvio, no?, che avrebbe funzionato anche al mare.
Oltretutto, le prime due sere c'è pure il Terremopapà, e tutto va più o meno liscio. Magari qualche storia di più del solito, ma lo iodio riesce a piegare la vitalità serale del Tortello, e crolla addormentato come da copione, o quasi.
Sono più sicura di me che mai. Tutto funzionerà a meraviglia, anche senza quel menagramo di mio marito.
E invece....... Contro ogni aspettativa (escluse quelle del Terremopapà, che evidentemente o ha facoltà divinatorie, o ha portato sfiga), il Tortello si rifiuta di collaborare.
- Prima notte: piange, si contorce, vuole la manina. Ed ecco che penso: "povero amore Tortello della mamma, sarà turbato dal cambio di ambiente, e non vede più il suo papà... Ma certo che gliela tengo la manina. Solo per stanotte...".
- Seconda notte: oltre alla manina, vuole che gli tenga anche un piede. La questione richiede una certa acrobazia, mi si informicolano le mani, mi viene anche male alla schiena. Perchè mica dura due minuti, questo rituale. Ne dura quaranta. Ma io continuo a pensare: "va beh, è la seconda sera... Domani andrà meglio. Povero Tortello amore della mamma.. Mannagg.. Ehm, amore della mamma, forse hai un dentino che ti deve spuntare? Ma porc... Ehm, dolce Tortellino mio, fai la nanna..."
- Terza notte: il Tortello vuole venire a letto con me. Ed è lì che faccio l'errore degli errori. Presa per sfinimento, lo accontento. Con mille sensi di colpa, e nelle orecchie la voce del Terremopapà che mi intima di non rovinare tutto, me lo tengo un po' a letto. Poi ci ripenso, mi cospargo il capo di cenere, e lo rimetto nel lettino.
Ne conseguono pianto e stridore di dentini a profusione.
Non riporto i miei pensieri di quel frangente perchè il turpiloquio non è decoroso, per una madre di famiglia.
- Quarta notte: nel frattempo ho fatto outing con il Terremopapà. Più mortificata che mai, non mi prendo a letto il Tortello, ma tengo manina e piedino per un tempo più o meno infinito.
Ma con uno spirito tutto diverso.
Perchè ormai, sadicamente, penso: "Dormi, Tortellino, anzi, dormi quando ti pare, fai tu, perchè tanto domani il Terremopapà torna, e dopo ci pensa un po' anche lui a farti fare la nanna, che gli sei tanto mancato in questi giorni....".
Finita la vacanza, il metodo Estivill ha ripreso a funzionare.
Non ho ancora capito se si è trattato di un problema di:
A - aria del mare, che evidentemente è carica di qualche sostanza dopante che ottimizza le performance diaboliche dei Tortelli;
B - cuore mollaccioso di mamma che, senza il freno inibitore del Terremopapà, ha dato incosciamente spago allo spirito anti-Estivill del Tortello;
C - Terremopapà, che ha portato sfiga.
Più ci penso, più mi convinco della C.
venerdì 3 agosto 2012
Ciao container ciao
Ciao caro, piccolo Container,
Bungalow per gli amici.
Ti saluto dal mare, perchè non ho voluto essere lì a guardare, quando te ne sei andato in camion.
Non volevo lasciarti partire, ma il Terremopapà ha tanto insistito.
Dice che bisogna andare avanti.
Io, un po' per scaramanzia, un po' per prudenza, ti avrei tenuto ancora lì, nel giardino dei miei.
Ancora per un po'..... Però, come hanno giustamente osservato i membri più razionali della mia famiglia, prima o poi questo momento doveva arrivare, e non c'era nessuna ragione valida per cui il momento giusto non dovesse essere adesso.
E, non da ultimo, costi 11 euro al giorno, più iva.
Caro, piccolo Bungalow, non lo dico per recriminare, scusami.
Anzi, ci tengo a sottolineare che li sei valsi tutti.
Perchè ti abbiamo inaugurato il giorno del nostro anniversario di matrimonio.
Proprio come qualche anno fa abbiamo inaugurato il nostro terremo-appartamento-terremotato.
Perchè ci hai ridato la possibilità di essere una famiglia, solo noi tre, anche se solo per la sera.
Perchè eri senza aria condizionata e quindi, con l'arrivo di Scipione e Caronte, che sono dei venti (e si suda solo a sentirne pronunciare il nome), abbiamo trovato il coraggio di trasferirci nell'Appartamento Vintage, che invece l'aria condizionata ce l'ha.
Grazie di tutto, Bungalow.
Perchè con le tendine sembravi quasi una casa vera.
Perchè l'ingresso sull'orto è stato bucolico, e lo ricordo sorridendo.
So che di solito gli arrivederci sono meno tristi degli addii, ma in questo caso devo ammettere che sono costretta a sperare che le nostre strade non si incrocino mai più.
Ti auguro comunque tutto il meglio.
Non ti auguro di dare conforto a un'altra simpatica famiglia, perchè naturalmente nessuna famiglia si merita calamità naturali, tanto meno se è simpatica.
Diciamo che ti auguro uno splendido futuro come.... sala riunioni. Che ne dici?
Il pavimento in PVC-finto-marmo ce l'hai, e sono certa che tu possa fare la tua porca figura con una scrivania e qualche sedia.
In bocca al lupo,
Ciao,
La Terremomamma
Bungalow per gli amici.
Ti saluto dal mare, perchè non ho voluto essere lì a guardare, quando te ne sei andato in camion.
Non volevo lasciarti partire, ma il Terremopapà ha tanto insistito.
Dice che bisogna andare avanti.
Io, un po' per scaramanzia, un po' per prudenza, ti avrei tenuto ancora lì, nel giardino dei miei.
Ancora per un po'..... Però, come hanno giustamente osservato i membri più razionali della mia famiglia, prima o poi questo momento doveva arrivare, e non c'era nessuna ragione valida per cui il momento giusto non dovesse essere adesso.
E, non da ultimo, costi 11 euro al giorno, più iva.
Caro, piccolo Bungalow, non lo dico per recriminare, scusami.
Anzi, ci tengo a sottolineare che li sei valsi tutti.
Perchè ti abbiamo inaugurato il giorno del nostro anniversario di matrimonio.
Proprio come qualche anno fa abbiamo inaugurato il nostro terremo-appartamento-terremotato.
Perchè ci hai ridato la possibilità di essere una famiglia, solo noi tre, anche se solo per la sera.
Perchè eri senza aria condizionata e quindi, con l'arrivo di Scipione e Caronte, che sono dei venti (e si suda solo a sentirne pronunciare il nome), abbiamo trovato il coraggio di trasferirci nell'Appartamento Vintage, che invece l'aria condizionata ce l'ha.
Grazie di tutto, Bungalow.
Perchè con le tendine sembravi quasi una casa vera.
Perchè l'ingresso sull'orto è stato bucolico, e lo ricordo sorridendo.
So che di solito gli arrivederci sono meno tristi degli addii, ma in questo caso devo ammettere che sono costretta a sperare che le nostre strade non si incrocino mai più.
Ti auguro comunque tutto il meglio.
Non ti auguro di dare conforto a un'altra simpatica famiglia, perchè naturalmente nessuna famiglia si merita calamità naturali, tanto meno se è simpatica.
Diciamo che ti auguro uno splendido futuro come.... sala riunioni. Che ne dici?
Il pavimento in PVC-finto-marmo ce l'hai, e sono certa che tu possa fare la tua porca figura con una scrivania e qualche sedia.
In bocca al lupo,
Ciao,
La Terremomamma
martedì 31 luglio 2012
Tortello di Mare
Il Tortello di Mare, ovvero, il solito Tortello in versione tipo da spiaggia, interagisce con il nuovo ambiente circostante come segue:
- va a riempire il secchiello di acqua del mare, rigorosamente per mano a un terremo-consanguineo, circa 27 volte la mattina, e 24 il pomeriggio;
- durante il 50% delle suddette volte, si siede tra le ondine, per darsi refrigerio, e si schioda solo se sollevato di peso, possibilmente piantando una grana per lesa maestà;
- va sull'altalena;
- fa il bagno bardato con ogni sorta di oggetto gonfiabile che possa impedire l'annegamento dello stesso;
- come sopra, non interrompe il bagno se non recitanto con convinzione la parte del bambino più triste del mondo;
- riempie il secchiello di sabbia asciutta, e quando lo rovescia guarda peplesso il Terremozio (in tortellese, posso dirvi che quello sguardo significa: "Mannaggia la miseria, perchè a me i castelli non vengono??? Dove sbaglio? Doveee???");
- mangia come uno squalo, perchè si sa, che il mare mette appetito;
- la sera è esausto, e si addormenta stremato con una nuova tecnica, che non è proprio Estivill ma quasi(perchè il Terremopapà non c'è e il lettino è nuovo, e quindi la Terremomamma si barcamena come può).
E al termine di tutto questo, crolla esausta anche la Terremomamma. Sarà colpa dell'aria del mare...
- va a riempire il secchiello di acqua del mare, rigorosamente per mano a un terremo-consanguineo, circa 27 volte la mattina, e 24 il pomeriggio;
- durante il 50% delle suddette volte, si siede tra le ondine, per darsi refrigerio, e si schioda solo se sollevato di peso, possibilmente piantando una grana per lesa maestà;
- va sull'altalena;
- fa il bagno bardato con ogni sorta di oggetto gonfiabile che possa impedire l'annegamento dello stesso;
- come sopra, non interrompe il bagno se non recitanto con convinzione la parte del bambino più triste del mondo;
- riempie il secchiello di sabbia asciutta, e quando lo rovescia guarda peplesso il Terremozio (in tortellese, posso dirvi che quello sguardo significa: "Mannaggia la miseria, perchè a me i castelli non vengono??? Dove sbaglio? Doveee???");
- mangia come uno squalo, perchè si sa, che il mare mette appetito;
- la sera è esausto, e si addormenta stremato con una nuova tecnica, che non è proprio Estivill ma quasi(perchè il Terremopapà non c'è e il lettino è nuovo, e quindi la Terremomamma si barcamena come può).
E al termine di tutto questo, crolla esausta anche la Terremomamma. Sarà colpa dell'aria del mare...
domenica 29 luglio 2012
Schiavo d'Amore
....che potrebbe anche essere un fantastico titolo per una telenovela Sudamericana.
Il fatto è che il Tortello è un tipo passionale, si era già capito dai tempi del battesimo di A.
Si sapeva già.
E si era anche già intuito che prediligesse le bambine (per forza, hanno dei vestitini rosa e fucsia e con il sangallo che fanno rodere d'invidia la Terremomamma), e le femmine in generale (come la Terremomamma stessa, per l'appunto).
Quindi, niente di nuovo. In più, ripeto, gli uomini sono tutti uguali.
Il Tortello ultimamente ha avuto la preziosa occasione di giocare con due sorelline, vicine di casa della Mitica Baby Sitter (che da ora in avanti chiameremo con il suo nome di battesimo, cioè, appunto LaMitica).
Le sorelline hanno rispettivamente 6 e 4 anni, e sono per di più molto graziose.
Rigorosamente in rosa e fucsia.
Si dipingono tatuaggi glitterati, giocano alla mamma, ballano.
Il Tortello le segue come un'ombra.
LaMitica dice che quando è con loro, il Tortello non ha praticamente neanche più bisogno di una babysitter, perchè si ANNULLA.
Perdutamente rapito.
Il Tortello si lascia persino dipingere tatuaggi glitterati.
Le imita in tutto, ha persino accettato di sedersi e colorare con dei pastelli a cera.
Insomma, un vero Schiavo d'Amore.
La Sorellina B gli si avvicina e gli chiede:
"Tortello, per cortesia, mi puoi dire dove hai messo il pastello argento?"
"Gh!"
"Tortello, per favore, mi serve. Dov'è il pastello argento?"
"Mu! Gu!"
"Daiii, dove l'hai messo?"
".."
A questo punto, rivolgendosi a LaMitica:
"Scusa LaMitica, glielo chiedi tu dove ha messo il pastello argento? A me non lo vuole dire..."
Il fatto è che il Tortello è un tipo passionale, si era già capito dai tempi del battesimo di A.
Si sapeva già.
E si era anche già intuito che prediligesse le bambine (per forza, hanno dei vestitini rosa e fucsia e con il sangallo che fanno rodere d'invidia la Terremomamma), e le femmine in generale (come la Terremomamma stessa, per l'appunto).
Quindi, niente di nuovo. In più, ripeto, gli uomini sono tutti uguali.
Il Tortello ultimamente ha avuto la preziosa occasione di giocare con due sorelline, vicine di casa della Mitica Baby Sitter (che da ora in avanti chiameremo con il suo nome di battesimo, cioè, appunto LaMitica).
Le sorelline hanno rispettivamente 6 e 4 anni, e sono per di più molto graziose.
Rigorosamente in rosa e fucsia.
Si dipingono tatuaggi glitterati, giocano alla mamma, ballano.
Il Tortello le segue come un'ombra.
LaMitica dice che quando è con loro, il Tortello non ha praticamente neanche più bisogno di una babysitter, perchè si ANNULLA.
Perdutamente rapito.
Il Tortello si lascia persino dipingere tatuaggi glitterati.
Le imita in tutto, ha persino accettato di sedersi e colorare con dei pastelli a cera.
Insomma, un vero Schiavo d'Amore.
La Sorellina B gli si avvicina e gli chiede:
"Tortello, per cortesia, mi puoi dire dove hai messo il pastello argento?"
"Gh!"
"Tortello, per favore, mi serve. Dov'è il pastello argento?"
"Mu! Gu!"
"Daiii, dove l'hai messo?"
".."
A questo punto, rivolgendosi a LaMitica:
"Scusa LaMitica, glielo chiedi tu dove ha messo il pastello argento? A me non lo vuole dire..."
lunedì 23 luglio 2012
Solidarietà, spirito di comunità e altre fiabe della buonanotte
Diciamo che questa può far parte della stessa raccolta della storia sul leggendario Farmacista di Novi.
E anche che a molti potrebbe non piacere. Ma tant'è, ognuno è libero di scrivere quello che gli pare, e io quindi pubblico beatamente questo post impopolare.
Ecco qui la nostra fiaba.
C'era una volta un paese terremotato. Questo paese non era nato terremotato, lo era diventato. Un brutto giorno spaventoso, la terra si scosse, rovinando questo bel paese. Il castello adesso aveva i merli tutti smiccati, e le case erano piene di crepe minacciose.
Gli abitanti del povero paese terremotato si spaventarono tantissimo, e si disperarono per il loro bel castello, per le loro case, per la terribile paura che avevano provato. Fuggendo all'aperto, però, si incontrarono l'un l'altro, e iniziarono a consolarsi a vicenda.
Gli abitanti del paese terremotato si fecero forza l'uno con l'altro, e decisero di aiutarsi per ricostruire le loro abitazioni e il bellissimo castello.
E vissero per sempre felici e contenti.
Fine.
Questa è una fiaba molto bella, e un po' ci crediamo anche noi. A volte, io ci credo.
Perchè col terremoto la gente ha iniziato a parlare di più coi vicini.
Perchè quando sei in un luogo pubblico e la terra ti trema sotto i piedi, ti stringi a chi trovi. Anche se non lo conosci.
Perchè le famiglie si sono riunite, per aiutarsi materialmente e spiritualmente.
Ho anche letto tanti begli articoli su quest'argomento, sul fatto che noi emiliani ci si tira su e si va avanti. Senza vittimismi. Senza elemosinare.
Friggendo due gnocchini, piuttosto.
Però, io vedo anche un'altra faccia della medaglia.
La leggo su facebook (a questo proposito, la bacheca del sindaco è sociologicamente illuminante), la sento nei discorsi della gente.
Vedo tanta, tantissima rabbia.
Non (solo) verso il destino, ma soprattutto nei confronti degli "altri". Tanta gente si sente defraudata, penalizzata, minacciata dagli altri. Da chi non è mirandolese, e nonostante ciò ha gli stessi nostri diritti.
Oppure forse ne ha di più, perchè è più povero, perchè ha più figli piccoli.
Vedo tanta insofferenza. Leggo di file per una pizza alla tendopoli che diventano insopportabili.
Vedo paura di essere penalizzati, di non ricevere ciò a cui abbiamo diritto.
Paura che qualcuno si prenda un pezzo della nostra torta, e di restare senza.
Non ho esattamente un'opinione sull'argomento. Non so se le scelte dell'amministrazione siano le migliori possibili.
So che non vorrei essere al loro posto, ad esempio a scegliere i criteri in base a cui assegnare le casette. Avrei tantissimi dubbi, e non vorrei scontentare nessuno.
Quello che penso è che non è poi così vero che questo terremoto ci ha uniti.
Quello che penso è che quando le persone si sentono minacciate, la tensione sociale sale.
L'avevo già letto da qualche parte, ma non pensavo che fosse così vero.
E anche che a molti potrebbe non piacere. Ma tant'è, ognuno è libero di scrivere quello che gli pare, e io quindi pubblico beatamente questo post impopolare.
Ecco qui la nostra fiaba.
C'era una volta un paese terremotato. Questo paese non era nato terremotato, lo era diventato. Un brutto giorno spaventoso, la terra si scosse, rovinando questo bel paese. Il castello adesso aveva i merli tutti smiccati, e le case erano piene di crepe minacciose.
Gli abitanti del povero paese terremotato si spaventarono tantissimo, e si disperarono per il loro bel castello, per le loro case, per la terribile paura che avevano provato. Fuggendo all'aperto, però, si incontrarono l'un l'altro, e iniziarono a consolarsi a vicenda.
Gli abitanti del paese terremotato si fecero forza l'uno con l'altro, e decisero di aiutarsi per ricostruire le loro abitazioni e il bellissimo castello.
E vissero per sempre felici e contenti.
Fine.
Questa è una fiaba molto bella, e un po' ci crediamo anche noi. A volte, io ci credo.
Perchè col terremoto la gente ha iniziato a parlare di più coi vicini.
Perchè quando sei in un luogo pubblico e la terra ti trema sotto i piedi, ti stringi a chi trovi. Anche se non lo conosci.
Perchè le famiglie si sono riunite, per aiutarsi materialmente e spiritualmente.
Ho anche letto tanti begli articoli su quest'argomento, sul fatto che noi emiliani ci si tira su e si va avanti. Senza vittimismi. Senza elemosinare.
Friggendo due gnocchini, piuttosto.
Però, io vedo anche un'altra faccia della medaglia.
La leggo su facebook (a questo proposito, la bacheca del sindaco è sociologicamente illuminante), la sento nei discorsi della gente.
Vedo tanta, tantissima rabbia.
Non (solo) verso il destino, ma soprattutto nei confronti degli "altri". Tanta gente si sente defraudata, penalizzata, minacciata dagli altri. Da chi non è mirandolese, e nonostante ciò ha gli stessi nostri diritti.
Oppure forse ne ha di più, perchè è più povero, perchè ha più figli piccoli.
Vedo tanta insofferenza. Leggo di file per una pizza alla tendopoli che diventano insopportabili.
Vedo paura di essere penalizzati, di non ricevere ciò a cui abbiamo diritto.
Paura che qualcuno si prenda un pezzo della nostra torta, e di restare senza.
Non ho esattamente un'opinione sull'argomento. Non so se le scelte dell'amministrazione siano le migliori possibili.
So che non vorrei essere al loro posto, ad esempio a scegliere i criteri in base a cui assegnare le casette. Avrei tantissimi dubbi, e non vorrei scontentare nessuno.
Quello che penso è che non è poi così vero che questo terremoto ci ha uniti.
Quello che penso è che quando le persone si sentono minacciate, la tensione sociale sale.
L'avevo già letto da qualche parte, ma non pensavo che fosse così vero.
sabato 21 luglio 2012
ventimaggio + 2
A due mesi dalla scossa, i commercianti del centro hanno organizzato un mercatino sul listone.
Un po' surreale, ma bello.
Dove l'amaro delle crepe, dell'"inagibile", si mescola col dolce delle ciambelle fritte di una pasticceria che aveva appena aperto, ed è già terremotata.
Dove i vestiti griffati sono appesi a una stampella in puro stile "bancarella dei cinesi", anche se le etichette coi prezzi sono decisamente diverse.
Dove i cartelli in dialetto ti fanno un po' ridere, e un po' ti stringono il cuore (cit: ag vol propria na bela ghigna a vendar di quadar quand metà di mur ad mirandla ien gnu so!!!).
Dove il restringersi della zona rossa si accompagna all'inevitabile confronto tra le immagini della memoria, del cuore, e quelle che abbiamo davanti agli occhi.
Dove incroci tanta gente, ed è tutto un susseguirsi di "siete ancora in tenda", "torniamo in casa", "ho trovato un appartamento in affitto", "stiamo cercando un capannone", "il 29 abbiamo avuto tanta paura", "vi hanno già fatto un preventivo per i lavori".
Un mercatino che mi è piaciuto più di una fiera.
Un mercatino che sembra una puntata del match "Davide contro Golia".
Sembra una battaglia persa. Golia è grosso, è nerboruto, ti scuote come un terremoto.
Davide è piccolino, c'ha la casa inagibile, ha anche l'aria da sfigato.
Eppure.......... mi da fiducia, 'sto Davide.
Un po' surreale, ma bello.
Dove l'amaro delle crepe, dell'"inagibile", si mescola col dolce delle ciambelle fritte di una pasticceria che aveva appena aperto, ed è già terremotata.
Dove i vestiti griffati sono appesi a una stampella in puro stile "bancarella dei cinesi", anche se le etichette coi prezzi sono decisamente diverse.
Dove i cartelli in dialetto ti fanno un po' ridere, e un po' ti stringono il cuore (cit: ag vol propria na bela ghigna a vendar di quadar quand metà di mur ad mirandla ien gnu so!!!).
Dove il restringersi della zona rossa si accompagna all'inevitabile confronto tra le immagini della memoria, del cuore, e quelle che abbiamo davanti agli occhi.
Dove incroci tanta gente, ed è tutto un susseguirsi di "siete ancora in tenda", "torniamo in casa", "ho trovato un appartamento in affitto", "stiamo cercando un capannone", "il 29 abbiamo avuto tanta paura", "vi hanno già fatto un preventivo per i lavori".
Un mercatino che mi è piaciuto più di una fiera.
Un mercatino che sembra una puntata del match "Davide contro Golia".
Sembra una battaglia persa. Golia è grosso, è nerboruto, ti scuote come un terremoto.
Davide è piccolino, c'ha la casa inagibile, ha anche l'aria da sfigato.
Eppure.......... mi da fiducia, 'sto Davide.
giovedì 19 luglio 2012
cercasi cucina disperatamente
Il Bungalow è stata una felice (?) parentesi di un mese, finchè non ci siamo trasferiti in un appartamento temporaneo.
E qui temporaneo significa "in cui resteremo circa un anno".
Un anno è lungo.
Ci sono 12 mesi, si sperimentano tutte le stagioni.
Le feste comandate.
"Un anno vola", ma non troppo.
L'appartamento temporaneo è spazioso, e Vintage.
Ci sono dentro i tipici mobili della prozia.
Che vanno benissimo, perchè sono già lì, e per un anno non è granchè importante che incontrino il mio gusto.
Insomma, "grasso che cola".
C'è un però.
La cucina.
Che poi, cucina.... "Cucina" è il nome della stanza, ma dentro non c'è la parete attrezzata a cui siamo abituati noi gente del nuovo millennio. C'è una stufa smaltata e smiccata, da cui il gas esce un po' dal fondo e un po' dal lato. C'è un lavandino di ceramica, bordato di nastro isolante.
C'è un mobiletto un po' scassato, che ospita il mio fido microonde (ma come facevano a fare colazione prima che venisse inventato? Boh...)
E infine c'è il tavolo, e quattro sedie (e qui niente da opinare).
Convivere con questa cucina un anno..... allunga la percezione dell'anno.
Tanto più che alla Terremomamma piace cucinare.
E poi DEVE cucinare.
Perchè ci sono le pappe da preparare, perchè il Terremopapà è una fogna, perchè cucinare combatte lo stress.
Perchè i cibi pronti sono tutti ipercalorici e la Terremomamma non ha certo bisogno di aggravare la sua situazione-linea.
Possibili soluzioni:
a) tenersi la cucina vintage, e amen. PRO: costo zero. CONTRO: qualità della vita
b) comprare una cucina nuova. PRO: botta di vita. CONTRO: spesa che tra un anno sarà inutile, spreco di denaro.
Mentre ci lambiccavamo tra le opzioni sopra citate, è emersa la C.
Comprare una cucina usata.
Salomonico, e anche molto green.
Da allora monitoriamo ossessivamente i siti di annunci, nonchè le homepage dei mercatini dell'usato della zona.
Abbiamo individuato ben tre cucine che potevano fare al caso nostro.
Anzi. Che FACEVANO al caso nostro.
E ogni volta che ho chiamato, l'avevano APPENA venduta.
APPENA venduta.
Sta prendendo sempre più piede l'ipotesi D (chiamare quelli di "Vendo Casa Disperatamente").
Uno degli architetti è pure bellissimo. E' anche gay, credo, ma dopotutto io sono sposata, quindi siamo pari. ;-)
E qui temporaneo significa "in cui resteremo circa un anno".
Un anno è lungo.
Ci sono 12 mesi, si sperimentano tutte le stagioni.
Le feste comandate.
"Un anno vola", ma non troppo.
L'appartamento temporaneo è spazioso, e Vintage.
Ci sono dentro i tipici mobili della prozia.
Che vanno benissimo, perchè sono già lì, e per un anno non è granchè importante che incontrino il mio gusto.
Insomma, "grasso che cola".
C'è un però.
La cucina.
Che poi, cucina.... "Cucina" è il nome della stanza, ma dentro non c'è la parete attrezzata a cui siamo abituati noi gente del nuovo millennio. C'è una stufa smaltata e smiccata, da cui il gas esce un po' dal fondo e un po' dal lato. C'è un lavandino di ceramica, bordato di nastro isolante.
C'è un mobiletto un po' scassato, che ospita il mio fido microonde (ma come facevano a fare colazione prima che venisse inventato? Boh...)
E infine c'è il tavolo, e quattro sedie (e qui niente da opinare).
Convivere con questa cucina un anno..... allunga la percezione dell'anno.
Tanto più che alla Terremomamma piace cucinare.
E poi DEVE cucinare.
Perchè ci sono le pappe da preparare, perchè il Terremopapà è una fogna, perchè cucinare combatte lo stress.
Perchè i cibi pronti sono tutti ipercalorici e la Terremomamma non ha certo bisogno di aggravare la sua situazione-linea.
Possibili soluzioni:
a) tenersi la cucina vintage, e amen. PRO: costo zero. CONTRO: qualità della vita
b) comprare una cucina nuova. PRO: botta di vita. CONTRO: spesa che tra un anno sarà inutile, spreco di denaro.
Mentre ci lambiccavamo tra le opzioni sopra citate, è emersa la C.
Comprare una cucina usata.
Salomonico, e anche molto green.
Da allora monitoriamo ossessivamente i siti di annunci, nonchè le homepage dei mercatini dell'usato della zona.
Abbiamo individuato ben tre cucine che potevano fare al caso nostro.
Anzi. Che FACEVANO al caso nostro.
E ogni volta che ho chiamato, l'avevano APPENA venduta.
APPENA venduta.
Sta prendendo sempre più piede l'ipotesi D (chiamare quelli di "Vendo Casa Disperatamente").
Uno degli architetti è pure bellissimo. E' anche gay, credo, ma dopotutto io sono sposata, quindi siamo pari. ;-)
martedì 17 luglio 2012
Del farmacista di Novi e altre storie
....e spero che non me ne voglia il farmacista di Novi.
C'era una volta un farmacista di Novi, che però nella storia che hanno raccontato a me, e che io adesso riferisco a voi, era in realtà un farmacista di San Prospero.
Appassionato di sismologia, si era comprato per l'appunto un bel sismografo.
E il sismografo registrò la magnitudo del sisma, come è giustamente suo dovere, sia in occasione delle scosse del 20 che del 29.
Il fedele sismografo registrò però valori molto, molto più alti di quelli comunicati dall'INGV.
Per mettere a tacere la cosa, la crudele polizia sequestrò il sismografo, e mise il farmacista di San Prospero in prigione.
Da allora non si hanno più notizie nè del sismografo, nè del suo possessore.
Se invece volete leggere la vera storia del farmacista di Novi, la trovate sulla Gazzetta di Modena,
Quando ho scoperto che esisteva davvero un farmacista con sismografo, mi ha preso un colpo, e ho rivalutato la credibilità del mio informatore.
Quando ho realizzato che il farmacista non era in prigione, e il sismografo era semplicemente in soffitta, ho rivalutato la mia capacità di giudizio sulla credibilità degli informatori.
Son soddisfazioni.
domenica 15 luglio 2012
Riunione Condominiale - parte terza (e non è ancora finita..)
Driiiin
Driiiin
Driiiin
Terremomamma: "Pronto?"
Vicina EffeGi: "Ciao Terremomum, sono la tua vicina EffeGi"
Terremomamma: "Ciao! Dimmi pure!"
Vicina EffeGi:"Son qui col vicino CiZeta. Non siamo più tanto convinti dell'Ing. Y"
Terremomamma: "COme no? Non sta già lavorando al progetto?!"
Vicina EffeGi:"In teoria sì, ma adesso ci è venuta paura che ci voglia fregare"
Terremomamma: "Ah, capisco... cioè, no, non capisco, perchè dite così?"
Vicina EffeGi:"Perchè non ci ha ancora fatto un preventivo"
Terremomamma: "Ma lo farà..."
Vicina EffeGi:"Eh, ma non ancora. E intanto ci vuole mandare a far puntellare casa"
Terremomamma: "Sì, è una bella cosa puntellare, Y aveva detto che è meglio farlo al più presto"
Vicina EffeGi:"Eeeeh, ma dice la vicina ErreEnne che a una cugina di una sua collega hanno chiesto fuecentomila euro solo per la puntellatura"
Terremomamma: "Cavoli, duecentomila sono tanti, ma glieli ha chiesti l'Ing. Y?"
Vicina EffeGi: "No, che c'entra? Però anche Y non ci ha ancora fatto il preventivo."
Terremomamma: "Quindi gli sollecitiamo il preventivo?"
Vicina EffeGi:"No, cioè anche. Però intanto chiediamo ad altri due ingegneri."
Terremomamma: "Aaah, okay, ma siamo sicuri che così non andiamo per le lunghe?"
Vicina EffeGi:"Maaa nooo, Terremo, tranquillaaa"
Terremomamma: "Okay, e quando vengono questi due?"
Vicina EffeGi: "Uno la settimana prossima, uno quella dopo ancora."
Terremomamma: "E quindi aspettiamo tutti e tre i preventivi?"
Vicina EffeGi: "Certo, tranquilla"
Se non avete capito molto da questo dialogo, non siete i soli.
Se avete la sensazione che sì, si andrà per le lunghe, sono d'accordo con voi.
Se vivete in una casetta tutta vostra, anzichè in un condominio, e potete decidere tutto in totale autonomia, sappiate che sono ufficialmente molto, molto invidiosa.
mercoledì 11 luglio 2012
Magic Tortel
Il blog si chiama Terremomamma ma mi sa che è un po' più Terremo che Mamma.
Parlo poco del Tortello, per prudenza, per pudore, per amore.
Oggi cerco di rimediare, e vi dico quello che so di lui.
Il Tortello ha una testolina di ricci pazzi. Uno con una chioma così, non può che essere un birbante, ce l'ha nel DNA.
Il Tortello dice:
- maaaeemma ("mamma")
- babà ("papà")
- gnagna ("nonna")
- bbrrrr ("macchina", "bici", "guarda come vado veloce")
Al Tortello piace fare il bagno, andare su quei cavallini con sotto la molla (avete presente? Quelli che ci sono sempre nei giardinetti...), mangiare la pappa da solo, bere da solo, dare pacche sulla spalla al suo prossimo, tirare la palla, calciare la palla, ballare da vero tamarro, agitando la testa e con un braccio alzato.
Il Tortello non sta mai fermo, ti fa sudare, pianta delle grane inenarrabili perchè ha una bella personalità spiccata, ed è anche un gran testardo.
E poi è magico.
Ad esempio, conosce il dono dell'invisibilità e sa scomparire coprendosi gli occhi.
Conosce anche tutti i segreti di un Latin Lover, perchè con i suoi 12 dentini fa certi sorrisi che sciolgono il cuore alla Terremomamma.
E le fanno anche scordare un po' la paura del terremoto, l'ansia per il futuro, la nostalgia di casa.
Ve l'avevo detto che è magico...
martedì 10 luglio 2012
La Terremomamma va in città
Il Tortello ha due Terremozie.
Una è la sorella della Terremomamma, e l'altra è quella del Terremopapà.
Qualche giorno fa, la Terremozia di lato paterno (dovrei scrivere terremo-paterno ma rischio di impazzire con tutte queste t e queste r) si è laureata. Ed è stata pure molto brava.
I (dolci) ricordi universitari della Terremomamma sono invece quanto mai lontani.
Va beh, non COSI' lontani, parliamo sì e no di un lustro, ma sembrano passati anni luce.
Sotto un certo punto di vista, sono stati gli anni "più" della mia vita. Sicuramente quelli più spensierati, e anche i più carichi di speranze, di sogni, di progetti. E di shopping, va beh.
Ad ogni modo, abbiamo affidato il Tortello alla baby-sitter (io AMO la mia baby-sitter, si merita sicuramente un post. Anzi due. Anzi tre. Ma in realtà lei non vorrebbe, quindi mi asterrò), ci siamo presi un giorno di ferie, e siamo partiti alla volta di Bologna.
Premesso che io invece ho studiato a Modena e quindi non sono proprio pratica-pratica di via Indipendenza, andare a Bologna da terremotati fa sì che:
1) ci si sorprenda del numero eccezionale di negozi di abbigliamento a disposizione (va beh, questo l'avrei pensato anche prima del terremoto, lo ammetto);
2) si osservino i portici con apprensione, per verificare la presenza di crepe;
3) in facoltà, si scatti come delle molle ogni volte che qualcuno fa vagamente tremare il pavimento, per poi accorgersi di essere gli unici a essere impalliditi;
4) si abbia una voglia matta di fare incetta di saldi, perchè quando ci ricapita? (va beh, anche questo l'avrei pensato anche prima del terremoto, uff).
Una è la sorella della Terremomamma, e l'altra è quella del Terremopapà.
Qualche giorno fa, la Terremozia di lato paterno (dovrei scrivere terremo-paterno ma rischio di impazzire con tutte queste t e queste r) si è laureata. Ed è stata pure molto brava.
I (dolci) ricordi universitari della Terremomamma sono invece quanto mai lontani.
Va beh, non COSI' lontani, parliamo sì e no di un lustro, ma sembrano passati anni luce.
Sotto un certo punto di vista, sono stati gli anni "più" della mia vita. Sicuramente quelli più spensierati, e anche i più carichi di speranze, di sogni, di progetti. E di shopping, va beh.
Ad ogni modo, abbiamo affidato il Tortello alla baby-sitter (io AMO la mia baby-sitter, si merita sicuramente un post. Anzi due. Anzi tre. Ma in realtà lei non vorrebbe, quindi mi asterrò), ci siamo presi un giorno di ferie, e siamo partiti alla volta di Bologna.
Premesso che io invece ho studiato a Modena e quindi non sono proprio pratica-pratica di via Indipendenza, andare a Bologna da terremotati fa sì che:
1) ci si sorprenda del numero eccezionale di negozi di abbigliamento a disposizione (va beh, questo l'avrei pensato anche prima del terremoto, lo ammetto);
2) si osservino i portici con apprensione, per verificare la presenza di crepe;
3) in facoltà, si scatti come delle molle ogni volte che qualcuno fa vagamente tremare il pavimento, per poi accorgersi di essere gli unici a essere impalliditi;
4) si abbia una voglia matta di fare incetta di saldi, perchè quando ci ricapita? (va beh, anche questo l'avrei pensato anche prima del terremoto, uff).
domenica 8 luglio 2012
Riunione condominiale - parte seconda
Ovvero: qualche calcolo sul nostro destino.
"Dite che sarà puntuale l'Ing. Y?"
"Ma certo. Non è mica come quegli impiegati pubblici della protezione civile. Lui è imprenditore di se stesso."
"A me però erano piaciuti quei due ingegneri della protezione. Io li avrei assunti"
"Sì però qui il tempo passa e Y non si vede"
"Ma secondo voi quanto ci rimborsano i lavori?"
"Il cugino di un amico di mia cognata dice che non finanziano niente"
"Massè. Il fratello della nuora di un mio collega ha saputo da fonte certa che ci rimborsano il 50% in dieci anni"
"Io al TG ho sentito che si può riavere fino all'80%"
"Ma Y quando arriva? Io devo andare a far da cena"
"Eh, 80%... Ma fino all'80% chevvodì? Anche il 2% allora è fino all'80%.."
"Io comunque l'avevo detto che secondo me tutti gli ingegneri arrivano in ritardo"
"Ma no, è il nostro condominio che è sfigato"
"Io vado a casa a far da cena"
"Io l'avevo detto che avrei provato a richiamare quei due ingegneri della protezione civile"
"Ma lo sapete che abbiamo tre schede aedes?"
"Meglio abbondare, che non si sa mai"
"Tu cosa fai da cena?"
"Voi dormite ancora in tenda?"
"Okay, gente, adios. Io vado a cucinare. Salutatemi Y."
"In tendopoli si mangia da re"
"Ma voi la domanda per i 100 euro l'avete poi fatta?"
"Per me Y può tardare quanto gli pare. Basta che poi ci costruisca un bunker anti-atomico".
Arriva Y, con soli 45 minuti di ritardo.
Il destino del condominio è questo:
A + B + C = Z
dove
A = tempo che serve a Y per l'elaborazione del progetto per un bunker anti-atomico
B = tempo minimo necessario all'esecuzione dei lavori
C = tempo adibito a risoluzione delle sfighe inevitabili che si presenteranno sul nostro cammino
Z = tempo durante il quale, di conseguenza, i coniugi Terremos e il Tortello staranno fuori casa.
Dopo aver parlato con Y abbiamo scoperto che A = 2 mesi; B = 6 mesi.
Secondo i calcoli della Terremomamma sulla sfiga (seguirà l'equazione in un altro post), C = 3 (o forse 4) mesi.
Z = 12 mesi.
Un anno fuori casa.
Okay, dopo tutto un anno vola, no? Nooooo???!!!
"Dite che sarà puntuale l'Ing. Y?"
"Ma certo. Non è mica come quegli impiegati pubblici della protezione civile. Lui è imprenditore di se stesso."
"A me però erano piaciuti quei due ingegneri della protezione. Io li avrei assunti"
"Sì però qui il tempo passa e Y non si vede"
"Ma secondo voi quanto ci rimborsano i lavori?"
"Il cugino di un amico di mia cognata dice che non finanziano niente"
"Massè. Il fratello della nuora di un mio collega ha saputo da fonte certa che ci rimborsano il 50% in dieci anni"
"Io al TG ho sentito che si può riavere fino all'80%"
"Ma Y quando arriva? Io devo andare a far da cena"
"Eh, 80%... Ma fino all'80% chevvodì? Anche il 2% allora è fino all'80%.."
"Io comunque l'avevo detto che secondo me tutti gli ingegneri arrivano in ritardo"
"Ma no, è il nostro condominio che è sfigato"
"Io vado a casa a far da cena"
"Io l'avevo detto che avrei provato a richiamare quei due ingegneri della protezione civile"
"Ma lo sapete che abbiamo tre schede aedes?"
"Meglio abbondare, che non si sa mai"
"Tu cosa fai da cena?"
"Voi dormite ancora in tenda?"
"Okay, gente, adios. Io vado a cucinare. Salutatemi Y."
"In tendopoli si mangia da re"
"Ma voi la domanda per i 100 euro l'avete poi fatta?"
"Per me Y può tardare quanto gli pare. Basta che poi ci costruisca un bunker anti-atomico".
Arriva Y, con soli 45 minuti di ritardo.
Il destino del condominio è questo:
A + B + C = Z
dove
A = tempo che serve a Y per l'elaborazione del progetto per un bunker anti-atomico
B = tempo minimo necessario all'esecuzione dei lavori
C = tempo adibito a risoluzione delle sfighe inevitabili che si presenteranno sul nostro cammino
Z = tempo durante il quale, di conseguenza, i coniugi Terremos e il Tortello staranno fuori casa.
Dopo aver parlato con Y abbiamo scoperto che A = 2 mesi; B = 6 mesi.
Secondo i calcoli della Terremomamma sulla sfiga (seguirà l'equazione in un altro post), C = 3 (o forse 4) mesi.
Z = 12 mesi.
Un anno fuori casa.
Okay, dopo tutto un anno vola, no? Nooooo???!!!
venerdì 6 luglio 2012
L'Aquila, déja-vu e speriamo che invece no.
L'altro giorno ero sotto un gazebo aziendale insieme alla collega Erre.
"Ma poi /mistermuller/ ti ha risposto?"
"Macchè. E neanche /mistergunter/"
"E /missisfridrik/ che dice?"
(come potete notare, la Terremomamma ha molti colleghi tedeschi, ndr)
"Eh non dice niente, io non capisco cosa aspettino a darci una risposta. Ma senti, ti volevo raccontare una cosa. Ieri ho parlato con uno dell'Aquila."
"Dai."
"Sì, sì. L'ho conosciuto in vacanza, poi non ho mai avuto il coraggio di chiamarlo dopo il nostro terremoto. Però ieri sera ho trovato l'ispirazione"
E la collega Erre mi racconta.
Che il suo conoscente vive in uno degli appartamenti di Berlusconi, ed effettivamente è una fortuna che glieli abbiano costruiti.
Che il centro dell'Aquila però è ancora devastato. Che sembra "il far west".
Che c'è da rimboccarsi le maniche e non bisogna perdersi d'animo.
Che i bambini vanno ancora a scuola nei container.
Che non c'è più un vero "centro", come lo conoscevano prima.
Che si fa la spesa, e poi si torna a casa, e stop.
Che la cosa che manca di più, dopo tre anni, è proprio la vita sociale a cui si era abituati prima, e che non c'è più, e chissà se e quando tornerà mai come un tempo.
Che però non bisogna perdersi d'animo.
Il mio (labile) ottimismo si basa tutto sul non-pensare-alle-cose-brutte.
Così, adesso, le parole della collega Erre mi rimbombano nella testa, e posso sentirne persino l'eco, perchè tutto intorno gli altri pensieri sono rimasti zitti.
"Ma poi /mistermuller/ ti ha risposto?"
"Macchè. E neanche /mistergunter/"
"E /missisfridrik/ che dice?"
(come potete notare, la Terremomamma ha molti colleghi tedeschi, ndr)
"Eh non dice niente, io non capisco cosa aspettino a darci una risposta. Ma senti, ti volevo raccontare una cosa. Ieri ho parlato con uno dell'Aquila."
"Dai."
"Sì, sì. L'ho conosciuto in vacanza, poi non ho mai avuto il coraggio di chiamarlo dopo il nostro terremoto. Però ieri sera ho trovato l'ispirazione"
E la collega Erre mi racconta.
Che il suo conoscente vive in uno degli appartamenti di Berlusconi, ed effettivamente è una fortuna che glieli abbiano costruiti.
Che il centro dell'Aquila però è ancora devastato. Che sembra "il far west".
Che c'è da rimboccarsi le maniche e non bisogna perdersi d'animo.
Che i bambini vanno ancora a scuola nei container.
Che non c'è più un vero "centro", come lo conoscevano prima.
Che si fa la spesa, e poi si torna a casa, e stop.
Che la cosa che manca di più, dopo tre anni, è proprio la vita sociale a cui si era abituati prima, e che non c'è più, e chissà se e quando tornerà mai come un tempo.
Che però non bisogna perdersi d'animo.
Il mio (labile) ottimismo si basa tutto sul non-pensare-alle-cose-brutte.
Così, adesso, le parole della collega Erre mi rimbombano nella testa, e posso sentirne persino l'eco, perchè tutto intorno gli altri pensieri sono rimasti zitti.
martedì 3 luglio 2012
"terremoto dal 13 al 16 luglio", ovvero: il Teorema di Terremomamma
Non posto il link al video che annuncia una nuova forte scossa di terremoto qui, tra il 13 e il 16 luglio.
Non lo posto perchè non voglio aumentare il numero di visite al video su youtube.
Perchè non ci voglio credere.
Non so se lo avete già visto, su Facebook è segnalatissimo.
Per la cronaca, l'autore è il CSIS (Centro di Sismologia Indipendente del Settentrione), peccato che se googlate l'acronimo, vedrete che non hanno nemmeno un sito.
Ad ogni modo, quello che dico è questo: ci si può credere o meno, ma sta di fatto che qui qualcuno che si comporta male c'è.
Sicuro al 100%. E adesso ve lo dimostro con infallibilità aritmetica.
TEOREMA DI TERREMOMAMMA SULLE PREVISIONI IN MATERIA DI TERREMOTI:
Abbiamo due opzioni possibili:
a) la previsione è falsa (dicesi bufala);
b) la previsione è vera.
Opzione a: è falso.
Se è una panzana, gli autori sono degli sciacalli mediatici. Sono degli idioti, e si divertono alle spalle di chi ha perso la casa, o un amico, o entrambe le cose, o peggio, con il terremoto.
Il terremoto non fa in nessun modo ridere. Fa paura e basta.
Poi, la vita va avanti, e si cerca di stare su di morale, di riprendersi.
Di recuperare la serenità, la gioia, tutto quello che c'era prima del terremoto.
Ma il terremoto resta nel cuore e nella testa, e ogni tanto torna; è un lampo di ricordo, è una fitta di paura.
Il video del CSIS fa leva su tutto questo.
E solo per guadagnare qualche misero "click".
Opzione b: è vero.
Se non è una bufala, questo significherebbe che qualcuno sa e non dice niente. Che si sceglie deliberatamente di non curarsi del rischio sulla nostra pelle, sulla pelle dei nostri figli.
Quindi, in ogni caso, il 17 luglio ci potremo arrabbiare con qualcuno.
Ad ogni modo, io scelgo di stare dalla parte dell'opzione A (e dimostro di essere una persona razionale).
E tocco ferro (il mio punteggio razionalità diminusice del 20%).
E forse dal 13 al 16 mi prendo due giorni di ferie e faccio un bel weekend lungo al mare (il mio punteggio razionalità è azzerato).
Non lo posto perchè non voglio aumentare il numero di visite al video su youtube.
Perchè non ci voglio credere.
Non so se lo avete già visto, su Facebook è segnalatissimo.
Per la cronaca, l'autore è il CSIS (Centro di Sismologia Indipendente del Settentrione), peccato che se googlate l'acronimo, vedrete che non hanno nemmeno un sito.
Ad ogni modo, quello che dico è questo: ci si può credere o meno, ma sta di fatto che qui qualcuno che si comporta male c'è.
Sicuro al 100%. E adesso ve lo dimostro con infallibilità aritmetica.
TEOREMA DI TERREMOMAMMA SULLE PREVISIONI IN MATERIA DI TERREMOTI:
Abbiamo due opzioni possibili:
a) la previsione è falsa (dicesi bufala);
b) la previsione è vera.
Opzione a: è falso.
Se è una panzana, gli autori sono degli sciacalli mediatici. Sono degli idioti, e si divertono alle spalle di chi ha perso la casa, o un amico, o entrambe le cose, o peggio, con il terremoto.
Il terremoto non fa in nessun modo ridere. Fa paura e basta.
Poi, la vita va avanti, e si cerca di stare su di morale, di riprendersi.
Di recuperare la serenità, la gioia, tutto quello che c'era prima del terremoto.
Ma il terremoto resta nel cuore e nella testa, e ogni tanto torna; è un lampo di ricordo, è una fitta di paura.
Il video del CSIS fa leva su tutto questo.
E solo per guadagnare qualche misero "click".
Opzione b: è vero.
Se non è una bufala, questo significherebbe che qualcuno sa e non dice niente. Che si sceglie deliberatamente di non curarsi del rischio sulla nostra pelle, sulla pelle dei nostri figli.
Quindi, in ogni caso, il 17 luglio ci potremo arrabbiare con qualcuno.
Ad ogni modo, io scelgo di stare dalla parte dell'opzione A (e dimostro di essere una persona razionale).
E tocco ferro (il mio punteggio razionalità diminusice del 20%).
E forse dal 13 al 16 mi prendo due giorni di ferie e faccio un bel weekend lungo al mare (il mio punteggio razionalità è azzerato).
domenica 1 luglio 2012
Notti bollenti. Per davvero.
E non è una metafora.
Non è il titolo di un filmaccio.
E' proprio vero.
La notte, in Bungalow, si soffoca. Si bolle.
E' arrivato Caronte, e si è portato dietro un caldo infernale, scusate l'ovvietà dantesca.
Il Bungalow è stato dotato di un ventilatore che teniamo puntato ad altezza faccia, ma ci vorrebbe ben altro.
Per cui, prendendo il coraggio a due mani, la Terremofamily si è trasferita in un appartamento.
Che non è la casa inagibile della Family, ovviamente.
Ma è decisamente meglio del Bungalow, anche perchè è, grazie al cielo, dotato di aria condizionata.
Scacco matto a Caronte.
Non è il titolo di un filmaccio.
E' proprio vero.
La notte, in Bungalow, si soffoca. Si bolle.
E' arrivato Caronte, e si è portato dietro un caldo infernale, scusate l'ovvietà dantesca.
Il Bungalow è stato dotato di un ventilatore che teniamo puntato ad altezza faccia, ma ci vorrebbe ben altro.
Per cui, prendendo il coraggio a due mani, la Terremofamily si è trasferita in un appartamento.
Che non è la casa inagibile della Family, ovviamente.
Ma è decisamente meglio del Bungalow, anche perchè è, grazie al cielo, dotato di aria condizionata.
Scacco matto a Caronte.
sabato 30 giugno 2012
Riunione condominiale
Ore 18, asfalto bollente.
A debita distanza dal condominio, perchè non è pericolante, ma non si sa mai.
"Facciamo l'appello"
"Io mi vorrei lamentare del fatto che gli ingegneri della protezione civile sono arrivati con 2 ore di ritardo"
"Ma a voi interesserebbe fare un mutuo condominiale per la ristrutturazione?"
"E io cosa ci posso fare se gli ingegneri vi hanno fatto aspettare?"
"Tizio non c'è, è andato a fare un giro in bicicletta"
"Io col cavolo che ci sto a fare un mutuo condominiale. E' meglio che ognuno se lo faccia per proprio conto"
"Dobbiamo scegliere un ingegnere a cui affidare il progetto per i lavori"
"Secondo me se gli ingegneri sono arrivati in ritardo è colpa dell'amministratore di condominio"
"Perchè non affidiamo il progetto a quei due bravi ingegneri della protezione civile?"
"Voi siete d'accordo a chiedere anche un miglioramento del livello sismico della casa?"
"Noi, i due ingegneri della protezione civile no, che sono sempre in ritardo quelli"
"Ma Tizio quando torna? Perchè è andato via in bici durante la riunione?"
"Ma voi ci siete più saliti in casa dopo il 29?"
"Nominiamo l'Ing. X., come i nostri vicini"
"No, l'Ing. X. no. Che ha detto che la casa dei vicini non ha bisogno di miglioramento sismico."
"Io avevo sentito dire che la casa dei vicini sarebbe da radere al suolo"
"Ma qualcuno riesce a scoprire come si chiamavano quei due ingegneri della protezione civile? Io li assumerei di brutto"
"E se incaricassimo l'Ing. Y.?"
"Ma voi poi siete d'accordo a spendere più soldi per il miglioramento sismico?"
"Qualcuno è già stato in comune a presentare domande per i contributi per la sistemazione autonoma?"
"Ma ci saranno dei finanziamenti?"
"Noi dell'Ing. Y. abbiamo sentito parlare bene"
"Dai, vada per l'Ing. Y."
"Io il miglioramento sismico lo voglio a tutti i costi"
"Io solo se lo Stato me lo finanzia"
"Io voglio vendere casa."
"Io voglio rendere il condominio un bunker antiatomico"
La Terremomamma pensa che l'ultima proposta sia la più sensata di tutte.
E intanto si chiede SE, COME e IN QUANTO TEMPO si riuscirà a mettere d'accordo tutti i condomini a sposare la causa del bunker.
A debita distanza dal condominio, perchè non è pericolante, ma non si sa mai.
"Facciamo l'appello"
"Io mi vorrei lamentare del fatto che gli ingegneri della protezione civile sono arrivati con 2 ore di ritardo"
"Ma a voi interesserebbe fare un mutuo condominiale per la ristrutturazione?"
"E io cosa ci posso fare se gli ingegneri vi hanno fatto aspettare?"
"Tizio non c'è, è andato a fare un giro in bicicletta"
"Io col cavolo che ci sto a fare un mutuo condominiale. E' meglio che ognuno se lo faccia per proprio conto"
"Dobbiamo scegliere un ingegnere a cui affidare il progetto per i lavori"
"Secondo me se gli ingegneri sono arrivati in ritardo è colpa dell'amministratore di condominio"
"Perchè non affidiamo il progetto a quei due bravi ingegneri della protezione civile?"
"Voi siete d'accordo a chiedere anche un miglioramento del livello sismico della casa?"
"Noi, i due ingegneri della protezione civile no, che sono sempre in ritardo quelli"
"Ma Tizio quando torna? Perchè è andato via in bici durante la riunione?"
"Ma voi ci siete più saliti in casa dopo il 29?"
"Nominiamo l'Ing. X., come i nostri vicini"
"No, l'Ing. X. no. Che ha detto che la casa dei vicini non ha bisogno di miglioramento sismico."
"Io avevo sentito dire che la casa dei vicini sarebbe da radere al suolo"
"Ma qualcuno riesce a scoprire come si chiamavano quei due ingegneri della protezione civile? Io li assumerei di brutto"
"E se incaricassimo l'Ing. Y.?"
"Ma voi poi siete d'accordo a spendere più soldi per il miglioramento sismico?"
"Qualcuno è già stato in comune a presentare domande per i contributi per la sistemazione autonoma?"
"Ma ci saranno dei finanziamenti?"
"Noi dell'Ing. Y. abbiamo sentito parlare bene"
"Dai, vada per l'Ing. Y."
"Io il miglioramento sismico lo voglio a tutti i costi"
"Io solo se lo Stato me lo finanzia"
"Io voglio vendere casa."
"Io voglio rendere il condominio un bunker antiatomico"
La Terremomamma pensa che l'ultima proposta sia la più sensata di tutte.
E intanto si chiede SE, COME e IN QUANTO TEMPO si riuscirà a mettere d'accordo tutti i condomini a sposare la causa del bunker.
giovedì 28 giugno 2012
Perchè perchè (la domenica) mi lasci sempre sola per andare a vedere la partitaaaa
In realtà il Terremopapà non mi lascia (quasi) mai sola, e comunque non di domenica, e men che meno per andare a vedere la partita di pallone.
Però, stasera, me ne sto tutta sola a vagabondare su internet, perchè nel Bungalow la televisione non c'è.
E gioca l'Italia.
E quindi il Terremopapà è salito in casa, e sta davanti alla TV con suo suocero (il Terremononno, chevvelodicoaffà), mentre io riduco al minimo ogni rumore. Respiro piano stile Albachiara e batto persino soavemente sui tasti (se qua e là manca qualche lettera capirete il perchè), assalita dal terrore di svegliare il Tortello e di dover applicare Estivill da sola.
Che mica sono capace! Qui finisce che me lo prendo nel lettone e vanifico settimane di applicazione del metodo.
Tortello non ti svegliare! Tifosi esultate o imprecate soavemente, che qui nel Bungalow c'è una Terremomamma senza forza di volontà! ;-)
Però, stasera, me ne sto tutta sola a vagabondare su internet, perchè nel Bungalow la televisione non c'è.
E gioca l'Italia.
E quindi il Terremopapà è salito in casa, e sta davanti alla TV con suo suocero (il Terremononno, chevvelodicoaffà), mentre io riduco al minimo ogni rumore. Respiro piano stile Albachiara e batto persino soavemente sui tasti (se qua e là manca qualche lettera capirete il perchè), assalita dal terrore di svegliare il Tortello e di dover applicare Estivill da sola.
Che mica sono capace! Qui finisce che me lo prendo nel lettone e vanifico settimane di applicazione del metodo.
Tortello non ti svegliare! Tifosi esultate o imprecate soavemente, che qui nel Bungalow c'è una Terremomamma senza forza di volontà! ;-)
domenica 24 giugno 2012
Lessico del terremoto
1) "Inagibile": dal latino agere, fare. DA-NON-FARE, letteralmente.
Non fare quello che vorresti e che ti risulterebbe naturale. Non andare in casa.
Inagibile è lo stabile in cui lavoravo.
Inagibile è la mia casa.
Lo hanno decretato ieri due gentili ingegneri (l'aggettivo è totalmente privo di ironia. Sotto il sole di mezzogiorno, di sabato, ci hanno illustrato l'origine del deficit della casa e i rimedi consigliati), che hanno anche aggiunto un monito di non serenissimo auspicio:
"Non pensiate che ci voglia poco tempo, e neanche di spendere pochi soldi".
Tempo, e soldi.
Le due variabili su cui ognuno soppesa il proprio avvenire domestico di terremotato, in questi giorni: quanto tempo ci vorrà, quanto ci costerà.
Inagibili sono gli edifici del centro in cui siamo cresciuti.
Parola mai pronunciata prima del 20 maggio 2012, e che adesso ricorre come un intercalare nei discorsi di tutti i tipi: da quelli da bar, alle discussioni familiari di economia domestica. Dalle riunioni del management aziendale, a quelle di condominio.
Insomma, è una parola diventata di gran moda.
2) "Prove di normalità": licenza poetica largamente utilizzata da tutti i telegiornali. Forse è un ossimoro, ma sono ampiamente fuori allenamento, il liceo è un lontano ricordo. Quindi non prendetelo troppo sul serio.
La normalità, a regola, non avrebbe bisogno di essere provata. Non è mica una messa in scena.
E' il suo contrario.
Noi, invece, la dobbiamo provare. Vedere come funziona, come si può fare.
Provare un giro in centro in una piazza transennata.
Provare lo shopping in un centro commerciale fatto di container.
Provare il rientro a casa, per chi ce l'ha "agibile", anche se fa paura, anche se la Commissione Grandi Rischi (per chi ha memoria) ci ha minacciati sul televideo nazionale. Tiè.
Provare un po' di normalità anche in bungalow perchè, dopo tutto, la Terremomamma, il Terremoparà e il Tortello sono una famiglia sia in uno spazioso appartamento, che in un Bungalow con tendine.
Sono sempre loro, e questa è la cosa più sorprendente.
Il TG ovviamente non lo dice, e io personalmente non ci avevo mai pensato, ascoltando gli speciali sul terremoto dell'Aquila, ma ognuno è più o meno sempre se stesso, anche in tempi di sisma: il Terremopapà resta un puntualizzatore, il Tortello si conferma un sisma in sè e per sè, e la Terremomamma dà l'ennesima prova di essere affetta da sindrome della disordinata cronica.
3) "Anti-sismico": ovvero, anti-"tutto ciò che è relativo al sisma".
Anti-terremoto.
Parola di gran moda, anche questa.
Miraggio e speranza di tutti i terremotati.
Sembra che anche la nostra casa possa diventarlo, anche se, come abbiamo già visto al lemma 1), tempi e costi sono la nostra incognita.
P.S.: la settimana è stata molto intensa. E il Tortello ha iniziato ad andare a letto un'ora dopo, il che ha tolto spazio ed energia vitale alla Terremomamma per scrivere il blog. Ma non sono sparita, qui si tiene botta.
Non fare quello che vorresti e che ti risulterebbe naturale. Non andare in casa.
Inagibile è lo stabile in cui lavoravo.
Inagibile è la mia casa.
Lo hanno decretato ieri due gentili ingegneri (l'aggettivo è totalmente privo di ironia. Sotto il sole di mezzogiorno, di sabato, ci hanno illustrato l'origine del deficit della casa e i rimedi consigliati), che hanno anche aggiunto un monito di non serenissimo auspicio:
"Non pensiate che ci voglia poco tempo, e neanche di spendere pochi soldi".
Tempo, e soldi.
Le due variabili su cui ognuno soppesa il proprio avvenire domestico di terremotato, in questi giorni: quanto tempo ci vorrà, quanto ci costerà.
Inagibili sono gli edifici del centro in cui siamo cresciuti.
Parola mai pronunciata prima del 20 maggio 2012, e che adesso ricorre come un intercalare nei discorsi di tutti i tipi: da quelli da bar, alle discussioni familiari di economia domestica. Dalle riunioni del management aziendale, a quelle di condominio.
Insomma, è una parola diventata di gran moda.
2) "Prove di normalità": licenza poetica largamente utilizzata da tutti i telegiornali. Forse è un ossimoro, ma sono ampiamente fuori allenamento, il liceo è un lontano ricordo. Quindi non prendetelo troppo sul serio.
La normalità, a regola, non avrebbe bisogno di essere provata. Non è mica una messa in scena.
E' il suo contrario.
Noi, invece, la dobbiamo provare. Vedere come funziona, come si può fare.
Provare un giro in centro in una piazza transennata.
Provare lo shopping in un centro commerciale fatto di container.
Provare il rientro a casa, per chi ce l'ha "agibile", anche se fa paura, anche se la Commissione Grandi Rischi (per chi ha memoria) ci ha minacciati sul televideo nazionale. Tiè.
Provare un po' di normalità anche in bungalow perchè, dopo tutto, la Terremomamma, il Terremoparà e il Tortello sono una famiglia sia in uno spazioso appartamento, che in un Bungalow con tendine.
Sono sempre loro, e questa è la cosa più sorprendente.
Il TG ovviamente non lo dice, e io personalmente non ci avevo mai pensato, ascoltando gli speciali sul terremoto dell'Aquila, ma ognuno è più o meno sempre se stesso, anche in tempi di sisma: il Terremopapà resta un puntualizzatore, il Tortello si conferma un sisma in sè e per sè, e la Terremomamma dà l'ennesima prova di essere affetta da sindrome della disordinata cronica.
3) "Anti-sismico": ovvero, anti-"tutto ciò che è relativo al sisma".
Anti-terremoto.
Parola di gran moda, anche questa.
Miraggio e speranza di tutti i terremotati.
Sembra che anche la nostra casa possa diventarlo, anche se, come abbiamo già visto al lemma 1), tempi e costi sono la nostra incognita.
P.S.: la settimana è stata molto intensa. E il Tortello ha iniziato ad andare a letto un'ora dopo, il che ha tolto spazio ed energia vitale alla Terremomamma per scrivere il blog. Ma non sono sparita, qui si tiene botta.
mercoledì 20 giugno 2012
ventimaggio + 1
C'è sempre un prima e un dopo.
Anzi, ci sono tanti prima e tanti dopo, nella vita di tutte le persone.
Inevitabilmente, accadono cose, che si fissano come dei paletti sul nostro percorso.
Ad esempio, finire le superiori, o (ancora peggio) laurearsi: è la fine di un'era, non ci piove.
Oppure andarsene dalla casa dei propri genitori: poi non si torna indietro. E se anche si dovesse tornare a casa, niente sarebbe più come prima, dopo aver provato il frutto ambito dell'indipendenza.
Diventare mamma: non mi soffermo troppo su questo esempio, perchè ci sarebbero un'infinità di cose da dire. In breve, vi assicuro, niente può più essere come prima del fatidico - e agognato - attimo in cui non sei più un essere sudato e disperato che spinge con le poche forze rimaste, ma, finalmente, una mamma.
(piccola parentesi personale: ne vale la pena, giuro. Se però vi propongono l'epidurale, pensateci!)
Il 20 maggio è un paletto collettivo, che riguarda tutte le persone che abituano qui.
C'è la vita prima del 20 maggio, e quella dopo.
A dirla tutta, ci sarebbe anche un'altra data fatidica (forse di più), ed è il 29, ma oggi il terremoto festeggia un mese esatto di presenza nelle nostre vite, quindi concentriamoci sull'inizio.......
Prima del 20 maggio non avevo paura del terremoto. Perchè pensavo che qui non potesse manifestarsi con la sua minacciosa potenza.
Il 19 maggio, a Mirandola c'era la fiera. Mi sembra un secolo fa.
Quei venti secondi alle 4 del mattino hanno interrotto la fiera, hanno minato tante certezze e hanno messo un punto-a-capo nelle nostre vite.
E' un mese che non dormo in casa mia, e ricordare la mia vita "di prima" mi da una nostalgia pungente, che parte dal fondo della gola. La deglutisco, perchè non voglio che salga agli occhi, perchè abbiamo (ho) pianto abbastanza, perchè una mamma deve anche essere forte, o almeno provarci un po'.
Teniamo botta!
Anzi, ci sono tanti prima e tanti dopo, nella vita di tutte le persone.
Inevitabilmente, accadono cose, che si fissano come dei paletti sul nostro percorso.
Ad esempio, finire le superiori, o (ancora peggio) laurearsi: è la fine di un'era, non ci piove.
Oppure andarsene dalla casa dei propri genitori: poi non si torna indietro. E se anche si dovesse tornare a casa, niente sarebbe più come prima, dopo aver provato il frutto ambito dell'indipendenza.
Diventare mamma: non mi soffermo troppo su questo esempio, perchè ci sarebbero un'infinità di cose da dire. In breve, vi assicuro, niente può più essere come prima del fatidico - e agognato - attimo in cui non sei più un essere sudato e disperato che spinge con le poche forze rimaste, ma, finalmente, una mamma.
(piccola parentesi personale: ne vale la pena, giuro. Se però vi propongono l'epidurale, pensateci!)
Il 20 maggio è un paletto collettivo, che riguarda tutte le persone che abituano qui.
C'è la vita prima del 20 maggio, e quella dopo.
A dirla tutta, ci sarebbe anche un'altra data fatidica (forse di più), ed è il 29, ma oggi il terremoto festeggia un mese esatto di presenza nelle nostre vite, quindi concentriamoci sull'inizio.......
Prima del 20 maggio non avevo paura del terremoto. Perchè pensavo che qui non potesse manifestarsi con la sua minacciosa potenza.
Il 19 maggio, a Mirandola c'era la fiera. Mi sembra un secolo fa.
Quei venti secondi alle 4 del mattino hanno interrotto la fiera, hanno minato tante certezze e hanno messo un punto-a-capo nelle nostre vite.
E' un mese che non dormo in casa mia, e ricordare la mia vita "di prima" mi da una nostalgia pungente, che parte dal fondo della gola. La deglutisco, perchè non voglio che salga agli occhi, perchè abbiamo (ho) pianto abbastanza, perchè una mamma deve anche essere forte, o almeno provarci un po'.
Teniamo botta!
lunedì 18 giugno 2012
Perchè scrivo un blog
Potrei enunciare una lunga serie di motivi validissimi.
Ad esempio, per dare una valvola di sfogo all'ingombrante turbinio di pensieri di una mente sconvolta dal terremoto.
Per raccontare una storia, di quelle che non si sentono al TG, e nemmeno a Porta A Porta.
Si pensa sempre alle grandi emozioni, al terrore puro dei 20 secondi del terremoto.
Alla cupa disperazione della prima notte.
Non di come si arreda un bungalow (ops, container) per renderlo meno triste (gente, è una regola di vita, fidatevi di me: due tende ed è subito casa! Prendete appunti!).
Non di come l'assenza dal nido ri-cuce il cordone ombelicale tra una mamma (Terremo-mamma, per la precisione) e il suo Tortello.
Potrei dire che scrivo un blog per (e qui tenetevi forte, che la sparo grossa) sensibilizzare l'opinione pubblica.
Per cercare di far sì che non si scordino di noi.
Sto andando alla grande eh?!?
E, invece, la vera-verità è che scrivo un blog, perchè è dal 20 maggio che mi tocca andare a letto alle 20.30, contemporaneamente al Tortello, senza televisione, e un diversivo bisognava pur trovarlo.
Una volta, quando non c'era la televisione, le coppie facevano venti o trenta figli.
Vabbè, diciamo dieci.
Oggi, invece, c'è internet, e una terremomamma può tranquillamente svagarsi attraverso un mommy-blog qualsiasi. :-)
Ad esempio, per dare una valvola di sfogo all'ingombrante turbinio di pensieri di una mente sconvolta dal terremoto.
Per raccontare una storia, di quelle che non si sentono al TG, e nemmeno a Porta A Porta.
Si pensa sempre alle grandi emozioni, al terrore puro dei 20 secondi del terremoto.
Alla cupa disperazione della prima notte.
Non di come si arreda un bungalow (ops, container) per renderlo meno triste (gente, è una regola di vita, fidatevi di me: due tende ed è subito casa! Prendete appunti!).
Non di come l'assenza dal nido ri-cuce il cordone ombelicale tra una mamma (Terremo-mamma, per la precisione) e il suo Tortello.
Potrei dire che scrivo un blog per (e qui tenetevi forte, che la sparo grossa) sensibilizzare l'opinione pubblica.
Per cercare di far sì che non si scordino di noi.
Sto andando alla grande eh?!?
E, invece, la vera-verità è che scrivo un blog, perchè è dal 20 maggio che mi tocca andare a letto alle 20.30, contemporaneamente al Tortello, senza televisione, e un diversivo bisognava pur trovarlo.
Una volta, quando non c'era la televisione, le coppie facevano venti o trenta figli.
Vabbè, diciamo dieci.
Oggi, invece, c'è internet, e una terremomamma può tranquillamente svagarsi attraverso un mommy-blog qualsiasi. :-)
domenica 17 giugno 2012
Gli uomini sono tutti uguali
Sottotitolo: dieci ragazze per me.
Il programma della domenica ha previsto una breve gita fuoriporta per partecipare al battesimo di A, figlia di un'amica della Terremomamma.
Sotto la tenda adibita a chiesa, il Tortello ha riservato sguardi torvi a tutti i presenti, rigorosamente senza ricambiare nessun sorriso.
Poi, una graziosa dueenne gli si è avvicinata. Lui, immobile.
Lei si avvicina ancora.
Gli da un bacio. E scappa.
Lui ci pensa un secondo, e poi la insegue.
Lei ovviamente non l'ha più considerato (si sa, le ragazze più grandi non se li filano, quelli più giovani), anche se lui ha cercato in ogni modo di molestarla ogni volta che lei è stata nel suo raggio d'azione.
Poco dopo, in posa per la foto ricordo, il Tortello era di fianco alla piccola A, e si sono guardati negli occhi.
Si sono sorrisi.
Mentre io già gli intimavo di non toccarla perchè è piccola e lui non ha grazia e "Tortello no Tortello ehi no Tortello pianoooo", lui ha appoggiato la testa sul pancino di lei, abbracciandola con una delicatezza mai vista prima, mentre lei sorrideva beata.
E l'ha rifatto. Per ben tre, e dico tre, volte.
Morale della favola: gli uomini sono tutti uguali. Molestano le ragazze ma, quando trovano il Vero Amore, gli spalancano il cuore.
Morale n. 2: il Vero Amore però per il momento sono IO, quindi il Tortello ha adoperato tutte le sue subdole arti per illudere la piccola A.
Gli uomini, quando vogliono, sono veramente dei grandissimi bastardi. :-)
Il programma della domenica ha previsto una breve gita fuoriporta per partecipare al battesimo di A, figlia di un'amica della Terremomamma.
Sotto la tenda adibita a chiesa, il Tortello ha riservato sguardi torvi a tutti i presenti, rigorosamente senza ricambiare nessun sorriso.
Poi, una graziosa dueenne gli si è avvicinata. Lui, immobile.
Lei si avvicina ancora.
Gli da un bacio. E scappa.
Lui ci pensa un secondo, e poi la insegue.
Lei ovviamente non l'ha più considerato (si sa, le ragazze più grandi non se li filano, quelli più giovani), anche se lui ha cercato in ogni modo di molestarla ogni volta che lei è stata nel suo raggio d'azione.
Poco dopo, in posa per la foto ricordo, il Tortello era di fianco alla piccola A, e si sono guardati negli occhi.
Si sono sorrisi.
Mentre io già gli intimavo di non toccarla perchè è piccola e lui non ha grazia e "Tortello no Tortello ehi no Tortello pianoooo", lui ha appoggiato la testa sul pancino di lei, abbracciandola con una delicatezza mai vista prima, mentre lei sorrideva beata.
E l'ha rifatto. Per ben tre, e dico tre, volte.
Morale della favola: gli uomini sono tutti uguali. Molestano le ragazze ma, quando trovano il Vero Amore, gli spalancano il cuore.
Morale n. 2: il Vero Amore però per il momento sono IO, quindi il Tortello ha adoperato tutte le sue subdole arti per illudere la piccola A.
Gli uomini, quando vogliono, sono veramente dei grandissimi bastardi. :-)
sabato 16 giugno 2012
Retorica, ce n'è per tutti.
"Una nuova scossa del 3.7 ha gettato nel panico gli abitanti delle zone colpite dal terremoto".
L'hanno detto alla TV nazionale, ad un TG.
NEL - PANICO.
Io capisco che ci sia bisogno di fare notizia, ma una notizia così è offensiva. NEL - PANICO.
Suggerirei di leggere sul dizionario cosa significa "panico". In breve, diciamo "paura improvvisa e irrefrenabile".
Irrefrenabile. Per una scossa del 3.7.
Piuttosto, la scossa desta un po' di paura, getta nello sconforto, ma non tanto per la scossa in sè e per sè, quanto per il timore che si ripetano le esperienze (2) traumatizzanti di scosse più forti.
Una notizia così è retorica pura, è scoop a tutti i costi.
Potrebbero dirne tante, di cose intelligenti. E magari anche vere.
Tipo, parlare più approfonditamente di ricostruzione.
Di cosa stiamo facendo qui (tante cose, ognuno a modo suo. C'è chi affitta container a tutto spiano per metterci i dipendenti, c'è chi organizza il mercato del sabato, c'è chi apre l'estivo di una pizzeria, c'è chi fa barba e capelli in garage), e di cosa stanno facendo (?) a livello centrale, a Roma.
Mi rattrista ascoltare che tutto quello che hanno da dire è che qui usciamo pazzi per una scossetta di magnitudo 3.7.
E' ovvio che staremmo meglio con la terra ferma. Ma non ho sentito nessuno uscire di casa urlando o piangendo o in preda a una crisi isterica.
Mentre faccio per cliccare su "pubblica", mi sovviene che forse anche questo post è un filino retorico, però si vede che oggi butta così...
L'hanno detto alla TV nazionale, ad un TG.
NEL - PANICO.
Io capisco che ci sia bisogno di fare notizia, ma una notizia così è offensiva. NEL - PANICO.
Suggerirei di leggere sul dizionario cosa significa "panico". In breve, diciamo "paura improvvisa e irrefrenabile".
Irrefrenabile. Per una scossa del 3.7.
Piuttosto, la scossa desta un po' di paura, getta nello sconforto, ma non tanto per la scossa in sè e per sè, quanto per il timore che si ripetano le esperienze (2) traumatizzanti di scosse più forti.
Una notizia così è retorica pura, è scoop a tutti i costi.
Potrebbero dirne tante, di cose intelligenti. E magari anche vere.
Tipo, parlare più approfonditamente di ricostruzione.
Di cosa stiamo facendo qui (tante cose, ognuno a modo suo. C'è chi affitta container a tutto spiano per metterci i dipendenti, c'è chi organizza il mercato del sabato, c'è chi apre l'estivo di una pizzeria, c'è chi fa barba e capelli in garage), e di cosa stanno facendo (?) a livello centrale, a Roma.
Mi rattrista ascoltare che tutto quello che hanno da dire è che qui usciamo pazzi per una scossetta di magnitudo 3.7.
E' ovvio che staremmo meglio con la terra ferma. Ma non ho sentito nessuno uscire di casa urlando o piangendo o in preda a una crisi isterica.
Mentre faccio per cliccare su "pubblica", mi sovviene che forse anche questo post è un filino retorico, però si vede che oggi butta così...
giovedì 14 giugno 2012
La marmellata ai tempi del terremoto
Lavorare, si lavora. Da casa.
Però non è come in ufficio, non ci sono i documenti, non squilla il telefono in continuazione, non ci sono i colleghi che un po' ti importunano, un po' solleticano il tuo senso del dovere anti-cazzeggio.
Qui ci sono troppe distrazioni. Incluso il Tortello.
E poi, casa...... Mica da casa PROPRIA.
Si lavora da un luogo affollato, pieno di consanguinei assortiti, rumorosi, terremotati.
Qui, a maggior ragione, le distrazioni pullulano.
Sembra vacanza, anche se non lo è.
Sembra di essere tornati indietro ai tempi dell'università, anzi no, delle superiori.
Senza compiti delle vacanze, però.
E con un figlio.
Non cucino più, se non qualche pappa a uso e consumo del Tortello. Non ho una lavatrice, non ho il mio ferro da stiro.
Inutile ostinarsi a pulire il Bungalow: innanzitutto è 6 metri x 2,3, e poi ha l'ingresso vista-orto, è una battaglia persa.
Ho già scritto che un po' lavoro, ma, appunto, "un po'".
Di conseguenza, oggi ho fatto la marmellata. Con mia nonna, e con il Fruttapec Cameo.
Perchè vabbè che siamo tornati alle origini e che siamo terremotati, ma è pur sempre il 2012.
Forse tre ore per far bollire la marmellata ce le avremmo avute, ma la tentazione dell'epoca contemporanea per una cottura di soli tre minuti..... è irresistibile.
Però non è come in ufficio, non ci sono i documenti, non squilla il telefono in continuazione, non ci sono i colleghi che un po' ti importunano, un po' solleticano il tuo senso del dovere anti-cazzeggio.
Qui ci sono troppe distrazioni. Incluso il Tortello.
E poi, casa...... Mica da casa PROPRIA.
Si lavora da un luogo affollato, pieno di consanguinei assortiti, rumorosi, terremotati.
Qui, a maggior ragione, le distrazioni pullulano.
Sembra vacanza, anche se non lo è.
Sembra di essere tornati indietro ai tempi dell'università, anzi no, delle superiori.
Senza compiti delle vacanze, però.
E con un figlio.
Non cucino più, se non qualche pappa a uso e consumo del Tortello. Non ho una lavatrice, non ho il mio ferro da stiro.
Inutile ostinarsi a pulire il Bungalow: innanzitutto è 6 metri x 2,3, e poi ha l'ingresso vista-orto, è una battaglia persa.
Ho già scritto che un po' lavoro, ma, appunto, "un po'".
Di conseguenza, oggi ho fatto la marmellata. Con mia nonna, e con il Fruttapec Cameo.
Perchè vabbè che siamo tornati alle origini e che siamo terremotati, ma è pur sempre il 2012.
Forse tre ore per far bollire la marmellata ce le avremmo avute, ma la tentazione dell'epoca contemporanea per una cottura di soli tre minuti..... è irresistibile.
mercoledì 13 giugno 2012
Estivill, il Bungalow e i traumi infantili
Premesso che dire di vivere in un container suona troppo deprimente e non è decisamente il caso di buttarsi ulteriormente giù di morale, abbiamo concordato di definire "Bungalow" la nostra ultima sistemazione (che naturalmente speriamo essere il più transitoria possibile).
Detto questo, già dai tempi della gravidanza mi ero accuratamente documentata sui più gettonati metodi pedagogici, il che include la famigerata tecnica Estivill.
Per i profani: si tratta di un metodo per far addormentare i bambini. In breve, li si mette a letto di brutto grugno, senza cullarli / coccolarli / prenderli a letto con sè. Li si mette giù e amen.
Loro, ovviamente, strilleranno. I genitori aspettano qualche minuto, li vanno a consolare un po', rigorosamente senza prenderli in braccio o similari, e poi se ne vanno di nuovo. E così via finchè, stremati, i bambini non si addormenteranno.
Secondo Estivill, dopo una settimana di agonia, il piccolo demonio non piangerà più, e si addormenterà docilmente, finalmente domato e ridotto a diavoletto domestico.
Non ho mai pensato di applicare la tecnica di Estivill.
Okay, ci ho "pensato", come ipotesi puramente teorica, in attimi di materna frustrazione, ma mai con concretezza. Solo come esercizio di fantasia.
Invece, mio marito ci ha pensato davvero.
E' lui il duro. He's the Boss.
Orbene, persino il crudele Estivill consiglia di non iniziare il metodo in condizioni di stress, di cambiamento. Persino lui.
E invece, l'altra sera, mio marito ha stabilito che era giunto il momento di applicare Estivill, nel Bungalow.
Dopo aver cambiato almeno quattro letti nelle ultime tre settimane.
Dopo essersi allontanati dalla splendida cameretta ikea del Tortello e dagli adesivi della fattoria alle pareti.
Mi sembrava pura fantascienza. Gli ho detto: "Fai pure. Voglio proprio vedere."
E così, sfindando la sorte, i limiti del metodo e soprattutto lo scatenatissimo Tortello, il metodo è stato applicato.
E sta pure funzionando.
Così, mentre il Tortello si dimena per circa quattro minuti prima di piombare in un sonno beato, io posso, nell'ordine:
- struggermi di materno dolore
- sentirmi in colpa per questa atroce sofferenza che gli stiamo infliggendo
- adirarmi con mio marito per la sua ostinata risolutezza
- dare ultimatum a mio marito ("ancora 2 minuti e io lo prendo in braccio")
- infastidirmi per la rumorosa tenacia del Tortello
- sorprendermi per l'improvviso silenzio, quasi rammaricandomi che, in via del tutto eccezionale, per una volta aveva ragione mio marito.
Detto questo, già dai tempi della gravidanza mi ero accuratamente documentata sui più gettonati metodi pedagogici, il che include la famigerata tecnica Estivill.
Per i profani: si tratta di un metodo per far addormentare i bambini. In breve, li si mette a letto di brutto grugno, senza cullarli / coccolarli / prenderli a letto con sè. Li si mette giù e amen.
Loro, ovviamente, strilleranno. I genitori aspettano qualche minuto, li vanno a consolare un po', rigorosamente senza prenderli in braccio o similari, e poi se ne vanno di nuovo. E così via finchè, stremati, i bambini non si addormenteranno.
Secondo Estivill, dopo una settimana di agonia, il piccolo demonio non piangerà più, e si addormenterà docilmente, finalmente domato e ridotto a diavoletto domestico.
Non ho mai pensato di applicare la tecnica di Estivill.
Okay, ci ho "pensato", come ipotesi puramente teorica, in attimi di materna frustrazione, ma mai con concretezza. Solo come esercizio di fantasia.
Invece, mio marito ci ha pensato davvero.
E' lui il duro. He's the Boss.
Orbene, persino il crudele Estivill consiglia di non iniziare il metodo in condizioni di stress, di cambiamento. Persino lui.
E invece, l'altra sera, mio marito ha stabilito che era giunto il momento di applicare Estivill, nel Bungalow.
Dopo aver cambiato almeno quattro letti nelle ultime tre settimane.
Dopo essersi allontanati dalla splendida cameretta ikea del Tortello e dagli adesivi della fattoria alle pareti.
Mi sembrava pura fantascienza. Gli ho detto: "Fai pure. Voglio proprio vedere."
E così, sfindando la sorte, i limiti del metodo e soprattutto lo scatenatissimo Tortello, il metodo è stato applicato.
E sta pure funzionando.
Così, mentre il Tortello si dimena per circa quattro minuti prima di piombare in un sonno beato, io posso, nell'ordine:
- struggermi di materno dolore
- sentirmi in colpa per questa atroce sofferenza che gli stiamo infliggendo
- adirarmi con mio marito per la sua ostinata risolutezza
- dare ultimatum a mio marito ("ancora 2 minuti e io lo prendo in braccio")
- infastidirmi per la rumorosa tenacia del Tortello
- sorprendermi per l'improvviso silenzio, quasi rammaricandomi che, in via del tutto eccezionale, per una volta aveva ragione mio marito.
martedì 12 giugno 2012
Eppur si muove
Si muove la terra. Ma non si muove solo in tondo, come ti hanno insegnato a scuola.
Inaspettatamente, si muove dall'alto verso il basso, trema.
Ti trema la terra sotto i piedi, metaforicamente e non.
Si muove anche la vita, però. Quasi ti dimentichi, che la terra su cui cammini, su cui dormi, che ti dà da mangiare, può anche sobbalzare, toglierti il sonno, metterti in ginocchio.
E a volte succede che lei trema ancora, per ricordartelo.
Anche se una volta non lo sapevi, non ci pensavi. Prima.
E adesso, invece, chi se lo scorda più...
Eppure, tra la terra e la vita, tutto sommato si muove di più la vita.
Si muove lontano da Mirandola, e si muove anche a Mirandola.
Finalmente, si muove anche il tuo Tortello personale, e inizia a camminare.
Barcolla - come tutti, ultimamente - , e si molla.
Zompetta soddisfatto, perchè a lui mica importa di tutto quello che passa per la testa a noi grandi.
E per un po' lo fa dimenticare anche a me, tutto quello che mi passa per la testa.
Inaspettatamente, si muove dall'alto verso il basso, trema.
Ti trema la terra sotto i piedi, metaforicamente e non.
Si muove anche la vita, però. Quasi ti dimentichi, che la terra su cui cammini, su cui dormi, che ti dà da mangiare, può anche sobbalzare, toglierti il sonno, metterti in ginocchio.
E a volte succede che lei trema ancora, per ricordartelo.
Anche se una volta non lo sapevi, non ci pensavi. Prima.
E adesso, invece, chi se lo scorda più...
Eppure, tra la terra e la vita, tutto sommato si muove di più la vita.
Si muove lontano da Mirandola, e si muove anche a Mirandola.
Finalmente, si muove anche il tuo Tortello personale, e inizia a camminare.
Barcolla - come tutti, ultimamente - , e si molla.
Zompetta soddisfatto, perchè a lui mica importa di tutto quello che passa per la testa a noi grandi.
E per un po' lo fa dimenticare anche a me, tutto quello che mi passa per la testa.
lunedì 11 giugno 2012
Ansia
E' leggere su televideo che la Commissione Grandi Rischi "prevede" una nuova forte scossa tra Finale Emilia e Ferrara.
E' cercare di non pensarci da quattro giorni, e non riuscirci.
Perchè più ti ostini a rimuginare che non devi pensare a una cosa, e meno riesci a togliertela dalla testa.
E' andare a vedere casa tua, e chiederti se si riuscirà a metterla a posto. E a rinforzarla, perchè così non è che ti ispiri più molta fiducia.
Ed è anche chiederti cosa le accadrebbe, se ci fosse l'ennesima forte scossa predetta dalla Commissione Grandi Rischi.
E' aspettare che vengano i tecnici a vedere la casa, prima di poter iniziare i lavori.
E' scambiare sms sconsolati con i vicini di casa, nella speranza che qualcuno abbia notizie.
E' la consapevolezza che i tecnici fanno il possibile, ma sono pochi, il tempo è poco. O forse è solo l'ansia che te lo fa credere.
E' valutare la possibilità di prendere un quartino di Xanax, ma poi decidere che è meglio non sedarsi, perchè se arriva una scossa è meglio avere i sensi all'erta.
Il fatto è che ognuno è fatto a modo suo, e l'ansia mi attanaglia da tutta la vita, figuriamoci adesso.
:-)
domenica 10 giugno 2012
Ferragosto
Il caldo c'è tutto.
Le strade deserte, pure.
Idem la gente abbronzata (a forza di star fuori...).
Macerie a parte, sembra Ferragosto.
Le strade deserte, pure.
Idem la gente abbronzata (a forza di star fuori...).
Macerie a parte, sembra Ferragosto.
sabato 9 giugno 2012
Home sweet Home
Sottotitolo: il Container delle Meraviglie.
Dopo una settimana di fuga al mare con il Tortello, siamo più o meno spontaneamente tornati a casa.
Ovvero, la decisione di tornare l'ho presa in piena libertà, ma è stata conciliata da una scossetta di terremoto avvertita a Ravenna.
Orbene, io dico: Terremoto, mi segui?
La prospettiva di una super-scossa al mare, tutta sola, lontana dal marito, e in una casa per niente anti-sismica (ormai riconosco alcune caratteristiche, il terremoto ti rende edotta su tante cose che prima eri ben lieta di ignorare) ha dato una marcia in più alla mia nostalgia di casa.
Inoltre, lo stesso giorno è inaspettatamente arrivata a destinazione la nostra nuova dimora: un pratico container 6 metri x 2,3, 2 finestre, 1 porta, 1 lavandino, 1 water e 1 doccia.
Dimenticavo: 2 reti, 1 materasso. Il secondo materasso è sparito, non si sa dove, ma non è stato difficile porvi rimedio, quindi non mi soffermo oltre.
La prospettiva di un rientro così in grande stile mi ha definitivamente persuasa, e siamo tornati.
Il container è sul retro di casa dei miei, che fisso con aria inquieta, chiedendomi: "e se la casa si apre in due e collassa sul container?".
Poi però mio marito mi riporta alla realtà. I mariti servono anche a questo (oltre che ad aprire i barattoli, conditio sine qua non per la riuscita di un matrimonio felice).
Abbiamo cucito le tende, perchè senza tende una casa non è una casa, e da 2 notti dormiamo in questa scatoletta che si arroventa sotto il sole, e che da mercoledì è la mia nuova casa.
Home, sweet home.
Dopo una settimana di fuga al mare con il Tortello, siamo più o meno spontaneamente tornati a casa.
Ovvero, la decisione di tornare l'ho presa in piena libertà, ma è stata conciliata da una scossetta di terremoto avvertita a Ravenna.
Orbene, io dico: Terremoto, mi segui?
La prospettiva di una super-scossa al mare, tutta sola, lontana dal marito, e in una casa per niente anti-sismica (ormai riconosco alcune caratteristiche, il terremoto ti rende edotta su tante cose che prima eri ben lieta di ignorare) ha dato una marcia in più alla mia nostalgia di casa.
Inoltre, lo stesso giorno è inaspettatamente arrivata a destinazione la nostra nuova dimora: un pratico container 6 metri x 2,3, 2 finestre, 1 porta, 1 lavandino, 1 water e 1 doccia.
Dimenticavo: 2 reti, 1 materasso. Il secondo materasso è sparito, non si sa dove, ma non è stato difficile porvi rimedio, quindi non mi soffermo oltre.
La prospettiva di un rientro così in grande stile mi ha definitivamente persuasa, e siamo tornati.
Il container è sul retro di casa dei miei, che fisso con aria inquieta, chiedendomi: "e se la casa si apre in due e collassa sul container?".
Poi però mio marito mi riporta alla realtà. I mariti servono anche a questo (oltre che ad aprire i barattoli, conditio sine qua non per la riuscita di un matrimonio felice).
Abbiamo cucito le tende, perchè senza tende una casa non è una casa, e da 2 notti dormiamo in questa scatoletta che si arroventa sotto il sole, e che da mercoledì è la mia nuova casa.
Home, sweet home.
martedì 5 giugno 2012
C'era una volta il Nido
... che permetteva alle Mamme (che non erano ancora Terremomamme, ma Mamme e basta) di andare a lavorare.
Naturalmente non era successo. In compenso, però, al Tortello il nido non piaceva per niente. Incrollabile nel suo rifiuto, ha pianto e preteso attenzioni al 100% fino alla fine di aprile. Ovvero, per 8 lunghi mesi.
E ci avevo iscritto mio figlio. Il mio piccolo tortello di mesi 6, che all'epoca non stava neanche seduto. Avevo pianto e mi ero sentita in colpa. Avvertivo l'incrollabile certezza che questo distacco di 4 ore avrebbe intaccato inesorabilmente il nostro rapporto.
Naturalmente non era successo. In compenso, però, al Tortello il nido non piaceva per niente. Incrollabile nel suo rifiuto, ha pianto e preteso attenzioni al 100% fino alla fine di aprile. Ovvero, per 8 lunghi mesi.
Poi, a maggio, è sbocciato come una fresca rosellina profumata.
Si è arreso.
Ha iniziato a giocare come gli altri, ridere come gli altri, è diventato uno studente-modello.
Ho vissuto 20 giorni di grandissimo orgoglio materno, prima del terremoto.
Adesso, invece, siamo insieme 24 ore su 24.
Il cordone ombelicale è stato saldamento ricongiunto, e non posso neanche uscire dalla stanza senza essere inseguita al suono di "maemmma, maemmma, maemmma?".
Ricevo baci a centinaia, appiccicosi e maldestri, carezze sgarbate e abbracci passionali, come solo un unenne in estasi amorosa sa fare.
A profusione.
E penso a settembre, non so nemmeno io se con apprensione ("come farà a ri-ambientarsi?"), nostalgia ("eeeh però è così bello stare insieme tutto il tempo, siamo così innamorati"), o terrore ("oddio, e se poi non riapre più?").
Poi però non riesco troppo a sofferarmi, perchè mi distrae subito una vocetta:
"Maemmmma? Maemmma?"
"Maemmmma? Maemmma?"
lunedì 4 giugno 2012
Mirandola
Sono nata a Mirandola, una trentina di anni fa. Tutti parlano di Mirandola, adesso, ma prima era un luogo sconosciuti ai più. Adesso tutti la vedono, devastata, adesso che non c'è più niente da vedere.
Non che fosse perfetta, prima.
Anzi.
Innanzitutto, non aveva un cinema multisala, e questa era la grave pecca di cui noi cittadini dibattevamo, soprattutto il weekend. Ne parlavano un sacco anche l'amministrazione comunale e ovviamente l'opposizione, e c'era anche una discreta polemica, fatta di frecciatine assortite pubblicate sul giornalino del comune.
Poi, in centro c'era poco assortimento di negozi di abbigliamento. Grande cruccio della popolazione femminile, al quale ovviamente mi associo.
Ma non solo: il mercato immobiliare era carissimo. Appartamenti che costavano come a Modena, pur trovandosi localizzati nella più modesta Mirandola.
Eppure, la gente li comprava.
Ne ho comprato uno pure io.
Perchè Mirandola era a misura d'uomo. Era ricca di posti di lavoro, era dinamica, aveva lunghi viali in cui andare in bicicletta. Aveva tre belle chiese, un castello ristrutturato di fresco, dei bar trendissimi dove prendere l'aperitivo.
Mirandola credeva in se stessa, e per il 2012 aveva organizzato fastose celebrazioni per il cinquantennale della nascita del distretto biomedicale. Era quasi più famosa all'estero che in Italia, per questo settore produttivo. Ci lavoravo anch'io.
Per la precisione, ancora ci lavoro, anche se ora come ora sono in cassa integrazione... E spero che ci lavorerò anche in futuro.
Mirandola era un posto dove la vita non era poi così difficile, dove la crisi non aveva colpito. A Mirandola sono nata, a Mirandola ho trovato un lavoro prima ancora di finire l'Università.
A Mirandola mi sono sposata in una sontuosa chiesa barocca, e lì ho comprato un bell'appartamento nuovo, a due piani, che un po' è mio, un po' è della banca, e adesso un po' è nelle mani di Dio, visto che il terremoto l'ha reso inagibile.
A Mirandola abbiamo deciso di avere un figlio, che adesso ha 15 mesi, e che ancora non ha capito cosa significhi essere terremotati.
Non che fosse perfetta, prima.
Anzi.
Innanzitutto, non aveva un cinema multisala, e questa era la grave pecca di cui noi cittadini dibattevamo, soprattutto il weekend. Ne parlavano un sacco anche l'amministrazione comunale e ovviamente l'opposizione, e c'era anche una discreta polemica, fatta di frecciatine assortite pubblicate sul giornalino del comune.
Poi, in centro c'era poco assortimento di negozi di abbigliamento. Grande cruccio della popolazione femminile, al quale ovviamente mi associo.
Ma non solo: il mercato immobiliare era carissimo. Appartamenti che costavano come a Modena, pur trovandosi localizzati nella più modesta Mirandola.
Eppure, la gente li comprava.
Ne ho comprato uno pure io.
Perchè Mirandola era a misura d'uomo. Era ricca di posti di lavoro, era dinamica, aveva lunghi viali in cui andare in bicicletta. Aveva tre belle chiese, un castello ristrutturato di fresco, dei bar trendissimi dove prendere l'aperitivo.
Mirandola credeva in se stessa, e per il 2012 aveva organizzato fastose celebrazioni per il cinquantennale della nascita del distretto biomedicale. Era quasi più famosa all'estero che in Italia, per questo settore produttivo. Ci lavoravo anch'io.
Per la precisione, ancora ci lavoro, anche se ora come ora sono in cassa integrazione... E spero che ci lavorerò anche in futuro.
Mirandola era un posto dove la vita non era poi così difficile, dove la crisi non aveva colpito. A Mirandola sono nata, a Mirandola ho trovato un lavoro prima ancora di finire l'Università.
A Mirandola mi sono sposata in una sontuosa chiesa barocca, e lì ho comprato un bell'appartamento nuovo, a due piani, che un po' è mio, un po' è della banca, e adesso un po' è nelle mani di Dio, visto che il terremoto l'ha reso inagibile.
A Mirandola abbiamo deciso di avere un figlio, che adesso ha 15 mesi, e che ancora non ha capito cosa significhi essere terremotati.
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