E ci avevo iscritto mio figlio. Il mio piccolo tortello di mesi 6, che all'epoca non stava neanche seduto. Avevo pianto e mi ero sentita in colpa. Avvertivo l'incrollabile certezza che questo distacco di 4 ore avrebbe intaccato inesorabilmente il nostro rapporto.
Naturalmente non era successo. In compenso, però, al Tortello il nido non piaceva per niente. Incrollabile nel suo rifiuto, ha pianto e preteso attenzioni al 100% fino alla fine di aprile. Ovvero, per 8 lunghi mesi.
Poi, a maggio, è sbocciato come una fresca rosellina profumata.
Si è arreso.
Ha iniziato a giocare come gli altri, ridere come gli altri, è diventato uno studente-modello.
Ho vissuto 20 giorni di grandissimo orgoglio materno, prima del terremoto.
Adesso, invece, siamo insieme 24 ore su 24.
Il cordone ombelicale è stato saldamento ricongiunto, e non posso neanche uscire dalla stanza senza essere inseguita al suono di "maemmma, maemmma, maemmma?".
Ricevo baci a centinaia, appiccicosi e maldestri, carezze sgarbate e abbracci passionali, come solo un unenne in estasi amorosa sa fare.
A profusione.
E penso a settembre, non so nemmeno io se con apprensione ("come farà a ri-ambientarsi?"), nostalgia ("eeeh però è così bello stare insieme tutto il tempo, siamo così innamorati"), o terrore ("oddio, e se poi non riapre più?").
Poi però non riesco troppo a sofferarmi, perchè mi distrae subito una vocetta:
"Maemmmma? Maemmma?"
"Maemmmma? Maemmma?"
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