domenica 19 maggio 2013

19 maggio 2012

Il 19 maggio 2012 è l'ultimo giorno della prima parte della mia vita.

Balla.

Mi suonava molto melodrammatico (e la Terremomamma è un tipo teatrale, ahimè), quindi non ho resistito alla tentazione di scriverlo.
Però, ovviamente, non è vero.
Confesso di aver creduto che lo fosse, in alcuni frangenti dello scorso anno.
Sicuramente è stato l'ultimo giorno in cui mi sono alzata con calma in casa mia e ho fatto colazione con Tortello e Terremopapà.
L'ultimo in cui ho fatto la spesa e stipato di roba il mio bel frigo gigante e ultramoderno.

Poi c'è stato il ventimaggio, c'è stato l'orribile ventinove.
Ci sono stati l'inagibilità, la vita in container, l'appartamento vintage.

Certo, il 19 maggio 2012 è stato l'ultimo giorno di quella parte dell'esistenza in cui non sobbalzavo a ogni rumore sordo.
In cui non avevo paura dei tuoni.
In cui potevo svegliarmi all'una di notte col letto che ballava, e decidere di continuare a dormire beatamente.

Quella invidiabile condizione, comune a tutti quelli che NON hanno esperito un terremoto (fortunatamente, la maggior parte della popolazione) è decisamente persa (per sempre?).

Ma di sicuro non è stata quella la pietra miliare del cambiamento, per fortuna.
Vivere in un'altra casa non è una drammatica svolta.
La tachicardia da temporale è tutto sommato sopportabile.
Alcune cose sono cambiate, ma la maggior parte (tutte quelle importanti) sono rimaste le stesse.

Quindi vi confermo che la prima frase è una grande, grandissima balla.

PS: La tentazione di scrivere sul terremoto in questi giorni è irresistibile. Abbiate pietà di me. Non leggetemi...  :-)



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